UMANFESTIVAL: VAIA DALLA TEMPESTA ALLA RINASCITA

Dal 17 al 24 ottobre si è tenuta la quarta edizione del festival filosofico e culturale Uman Festival organizzato dai ragazzi di UNITiN.
Finalmente quest’anno c’è stata la possibilità di tenere molte delle conferenze e delle attività proposte in presenza sempre rispettando le norme Covid.
Il tema di quest’anno è Germogli. Fiorella, una delle organizzatrici di Uman Festival, ha spiegato il significato di questa parola: “Per germogli intendiamo tutte quelle realtà nate in risposta ad eventi negativi oppure tutte quelle realtà che fanno germogliare qualcosa di nuovo e di innovativo”.


Durante la prima serata, è stato presentato il primo germoglio del Festival: Vaia. L’incontro è stato presenziato da Giuseppe Addamo, uno dei tre fondatori di Vaia, una start-up italiana fondata nel settembre del 2019 con l’impegno di recuperare il legno degli alberi sradicati dalla tempesta Vaia nella notte del 28 ottobre del 2018. In una sola notte questa calamità metereologica ha sradicato 42 milioni di alberi, che ora hanno preso nuova vita grazie alla loro trasformazione in oggetti iconici o vendendo ripiantati nelle aree colpite.
Questa start.up nasce in risposta ai cambiamenti climatici. La tempesta Vaia è considerata un evento meteorologico anomalo, tra i più violenti registrati negli ultimi cinquant’anni. Anche se sono passati quasi tre anni, molti degli alberi devono essere ancora recuperati: il 20-25 % di essi si trovano ancora in zone impervie all’interno dell’area delle Dolomiti. Perciò i fondatori del progetto si sono chiesti come recuperare e reintegrare queste risorse partendo dall’idea di restituire qualcosa alla natura. Vaia propone un modello di economia circolare sostenibile, basato quindi sul soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza rovinare quelle successive e sul lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato. L’iniziativa si fonda dunque su una visione della società in armonia con la natura e con l’ambiente circostante anche nel modo in cui svolgiamo le azioni quotidiane.


In questo progetto sono state coinvolte le varie comunità artigiane e delle segherie dei comuni trentini colpiti, che sono 494. Alcuni di questi sono stati classificati ad alto rischio idro-geologico e sono quindi considerati suscettibili alle instabilità dei corsi fluviali nonché maggiormente esposti al rischio di frane.
Vaia cerca di collaborare con altre aziende che condividono la loro idea di sostenibilità e che non la rinnegheranno mai. Non collaborano dunque con imprese che praticano greenwashing, cioè la tendenza di citare e di riprendere all’interno della commercializzazione di un prodotto la questione ambientali a fini di marketing.

“C’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce.” Addamo è partito da questa citazione di Leonard Cohen per presentare uno degli oggetti iconici che Vaia produce, Vaiacube, un amplificatore naturale di suoni. Per ogni cubo venduto, la startup si impegna a piantare un albero nelle aree colpite dalla calamità. In ogni amplificatore vi è una spaccatura, simbolo delle ferite e delle fragilità che ogni persona ha ma nonostante le quali riesce a dare il meglio di sé. Tra fine ottobre e inizio novembre, Vaia lancerà come nuovo oggetto iconico Vaiafocus (Non posso fare spoiler, dunque, se volete sapere di più su questo prodotto, seguite la pagina Instagram di Vaia).

Per quanto riguarda il discorso della piantumazione, la startup si è affidata ad ETIFOR, uno spin-off dell’Università di Padova che offre consulenza alle aziende che vogliono valorizzare i servizi e i prodotti della natura. ETIFOR si occupa della parte che potremmo definire logistica della piantumazione: ripulire il terreno, calcolare la distanza degli alberi affinché le radici si possano saldare al suolo e monitorare lo stato di salute dell’albero evitando di creare un deserto verde e di piantare delle specie di alberi non adatti ad uno specifico territorio. L’obiettivo di Vaia è di piantare 50000 alberi entro la fine del 2021; al momento il numero raggiunto è 30000 mila, grazie anche alla collaborazione della Guardia Forestale del Trentino.
La startup Vaia ci dimostra che è realizzabile un modello aziendale sostenibile, dove la materia prima perduta viene recuperata restituendole dignità attraverso un oggetto iconico che racconta una storia coinvolgendo gli attori della filiera locale del luogo generando un impatto positivo sull’ecosistema.

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