Fumetto: un genere minore? “Cenerentola”

Una provocatoria fiaba femminista, ma non solo. Cenerentola (2021) è innanzitutto una graphic-novel autobiografica, che attinge a piene mani dalle vicende personali delle autrici Fumettibrutti e Joe1. La prima è un’attivista nota per le opere a fumetti Romanzo esplicito, P. La mia adolescenza trans e Anestesia, in cui racconta il suo percorso di transizione. Joe1, invece, è un’illustratrice da sempre dichiaratasi legata alla cultura punk e all’ambiente della comune, due tematiche alla base della novel. Il fatto che le due autrici poi, per affrontare queste tematiche, scelgano proprio una fiaba non è per nulla casuale. La fiaba, infatti, è un racconto di origine antica tramandato a voce di generazione in generazione, e solo dopo messo per iscritto. Per questo motivo, offre tante occasioni per ridere degli elementi che al giorno d’oggi ci sembrano assurdi e inattuali e, in secondo luogo, per analizzare criticamente quelle situazioni che, nonostante i secoli, sono rimaste uguali. La storia per eccellenza in cui la protagonista è alla ricerca del suo principe azzurro, quindi, ci offre un paragone continuo tra ieri e oggi della condizione femminile. In realtà, quella di Fumettibrutti e Joe1, più che una diretta rielaborazione della storia originaria, ne è un’irriverente prosecuzione. Gli eventi più famosi vengono riassunti in poche righe ovviamente calandoli nel contesto moderno e parodiandoli (sapevate ad esempio che Cenerentola amava suonare la chitarra elettrica e che i suoi genitori si conobbero ad un festival musicale durante un trip di acidi?). Il racconto a fumetti vero e proprio inizia nella parte finale della fiaba, quando Cenerentola scappa dal ballo perdendo la scarpetta di cristallo. La nostra protagonista, chiamata dagli amici Cenere per via dei suoi vizi, dopo essere stata ritrovata dalle guardie reali, rifiuta la proposta di matrimonio del principe non solo perché non ne è innamorata, ma anche perché non crede minimamente nel matrimonio. Decide così di scappare e si rifugia in una casa comune popolata da topi punk antropomorfi. Passano i mesi e mentre tutto il regno si chiede chi sia la misteriosa fanciulla che ha osato compiere un tale gesto, Lady Tremaine promette Anastasia in sposa al principe per ristabilire l’onore della famiglia. Quando Cenere, pochi giorni prima dell’annuncio ufficiale al gran ballo, riceve una preoccupante mail da parte di Genoveffa capisce che è arrivato il momento di tornare a palazzo in aiuto delle sorelle!

La forza della novel sta tutta nella psicologia dei personaggi e nei loro dialoghi, come nel confronto tra Genoveffa e Lady Tremaine. La ragazza sottolinea il fatto che sua sorella non ama il principe e che, ormai, una donna spesso trova la propria realizzazione personale in qualcosa di diverso dalla famiglia. La madre, al contrario, non capisce come una fanciulla possa rifiutare un’occasione simile: sta per sposare un principe, l’uomo dei sogni di ogni ragazza, e sta per ricevere un castello con tanto di servitù. Cos’altro si potrebbe mai desiderare di meglio?  La sua posizione, per quanto ci risulti antipatica e ormai antiquata, è dovuta al contesto sociale da cui proviene. Ai suoi tempi, infatti, il matrimonio era l’unica possibilità per una giovane donna di guadagnarsi una stabilità economica. Per questo motivo Lady Tremaine si mostra disillusa nei confronti dell’amore e del matrimonio stesso: nella sua ottica nessuno si sposa davvero per amore ma solo per un tornaconto personale. Lei si considera una madre esemplare perché risposandosi con il padre di Cenere ha guadagnato prestigio e ricchezza per sé e le figlie. Cenere è l’unica che ha avuto la forza di opporsi a tutto questo, anche se in realtà fuggendo ha solo risolto apparentemente il problema. Infatti, ha interrotto i rapporti con le sorellastre (verso cui nutre un sincero affetto) e vive lontana dal regno, divorata dal senso di colpa per aver provocato la rovina della propria famiglia. Lei non ha ancora accettato pienamente la sua scelta e sente su di sé il giudizio altrui. A riportarla sulla giusta via sarà il personaggio più folle ed interessante della storia: la Fata Madrina, l’arzilla guida della casa comune i cui incantesimi sono funghetti allucinogeni! La sua è la storia più forte di tutte: anni prima era stata rifiutata da un ragazzo più giovane quando questi, poco prima di un rapporto sessuale, ne aveva scoperto la natura transgender. La Fata però, capì che quel gesto era frutto di un fenomeno molto più vasto, del pregiudizio radicato nel regno. Decise quindi di sottrarsi dall’ubbidienza nei confronti del re e fondò la casa comune per vivere senza imposizioni sociali la propria sessualità, iniziando a combattere, giorno dopo giorno, anche nelle più piccole attività, ogni forma di discriminazione verso i più deboli. Il suo stile di vita è un modo per affermare quotidianamente le sue idee; anche il corpo, un semplice vestito o il modo in cui si cammina, sono politica per lei.

Insomma, Fumettibrutti e Joe1 ci mostrano come, rispetto al passato, sia aumentata la consapevolezza in materia di libertà individuale, nonostante la società attuale sia ancora dominata da mentalità arcaiche e patriarcali, e i passi in avanti da fare siano ancora tanti. Infatti, la Fata Madrina e Genoveffa, personaggi sicuri di sé, che rivendicano le proprie scelte sessuali, sono personaggi moderni che non sarebbero mai potuti esistere secoli fa, ma che allo stesso tempo, nel contesto generale della storia, sono ancora degli outsiders. Sono oppressi da Lady Tremaine e dal popolo del regno (raffiguranti la mentalità tradizionale) e rappresentano quel modello di pensiero che dovrebbe essere proprio di ogni individuo ma che, attualmente, è ancora di pochi a causa della paura del giudizio altrui e dell’ignoranza. Certo, nella vita reale un lieto fine assoluto non è possibile, perché, come ci ricorda la Fata madrina, il sessismo purtroppo è radicato nella società e va contrastato continuamente, e le due autrici ci suggeriscono un modo per farlo. L’evoluzione psicologica di Cenere è la stessa che raccomandano implicitamente a tutti noi lettori e lettrici. Confortata dalle parole della fata, Cenere decide di tornare a palazzo in aiuto di Anastasia e di rivelare a tutti la propria identità perché ha finalmente compreso che soltanto accettando noi stessi ed affermando, senza timore, quel che vogliamo essere, è possibile distruggere gli schemi sociali preesistenti per creare una nuova comunità più moderna che integri tutti.

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