Troca – E come non morirci !

Il secondo incontro del Festival Serendipity ha avuto luogo martedì 25 Ottobre in aula Kessler, nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale. La conferenza “TROCA e come non morirci – Dibattito sul consumo consapevole e gli interventi” è stata organizzata da UDU, i cui rappresentanti hanno mediato e guidato il dibattito con gli ospiti presenti: Barbara Bovincini, attivista e co-conduttrice di “Stupefatti”, Fabio Lugoboni, medico e professore specializzato in medicina delle dipendenze, ed infine, Giuseppe Di Pino, operatore di strada.

Innegabilmente la droga rappresenta una tematica assai delicata, seppur intrinseca alle dinamiche attuali. Nonostante ciò, va affrontata ed osservata con decisione e mente aperta da più punti di vista, anziché in punta di piedi. Sono diversi i tranelli in cui cadiamo quotidianamente, in quanto influenzati dalle opinioni convenzionalmente diffuse nella società in proposito. Eppure, è la voce degli esperti a cui dobbiamo fare affidamento. UDU ha offerto questa opportunità agli studenti dell’Università degli Studi di Trento, che hanno avuto modo di ascoltare le esperienze di chi conosce il mondo della droga dalla prospettiva sociale e scientifica. Droga è sinonimo di quotidianità e spesso di familiarità: abitudini semplici ed apparentemente innocenti, come il consumo di alcol e tabacco, possono essere considerate le basi primordiali di ipotetiche tossico-dipendenze. La droga è un mondo malvagio ma, nonostante ciò, non è estraneo o lontano dalla vita di tutti i giorni.

L’incontro si è sviluppato con l’alternarsi degli interventi dei tre ospiti. Cruciale è stato il contributo di Fabio Lugoboni, il quale ci ha fatto ragionare sulla conosciutissima massima “prevenire è meglio che curare”. Il pubblico si è così trovato a fronteggiare un ampio mare di riflessioni riguardo al tema della prevenzione, strettamente collegato al valore che il proibizionismo sta assumendo.

Il dottor Lugoboni afferma che la prevenzione ha i suoi limiti: l’ottimismo irrazionale alla base della sperimentazione giovanile va infatti tenuto in considerazione quando si tratta di dipendenze. L’essere umano è caratterizzato dall’ottimismo irrazionale, in quanto tratto evoluzionistico della specie umana: si tratta di un impulso centrifugo che lo spinge verso la ribellione alla regola, verso le sfide e dunque verso i rischi. La prevenzione mai annullerà quindi la tendenza curiosa e irrazionale dell’uomo ad esporsi a potenziali pericoli. Secondo Lugoboni bisogna combattere la sofferenza delle persone affette da tossico dipendenze e, in senso più generale, l’infelicità che affligge la società. Infatti, le campagne proibizioniste producono l’effetto indesiderato di incentivare l’illegalità e il gusto del proibito, puntando il mirino verso il nemico sbagliato. D’altro canto, Lugoboni sostiene che spesso è possibile riconoscere un allontanamento dei consumatori di sostanze meno assidui da questa realtà: eppure, mentre i “migliori” migliorano, i “peggiori”, dunque i tossico dipendenti, aggravano le loro condizioni di vita.

Barbara Bovincini sottolinea come la società sia altamente disinformata quando si tratta di droghe. La convinzione generale è spesso quella che dopo un solo spinello l’individuo diventi un tossico, o che il rischio di morte dopo il consumo di droghe sia imminente. Secondo Bovincini, il proibizionismo è subdolo e ipocrita: un corretto e laico sistema di informazione può risultare infatti più funzionale rispetto alla legislazione proibizionista nella gestione di questo impulso umano e ancestrale. Le droghe fanno parte della società e cultura umana da sempre, eppure risultano essere un tabù. Inoltre, secondo Bovincini, il vero fenomeno da combattere è la ghettizzazione delle persone tossico-dipendenti. La legislazione, infatti, non pone la società nelle condizioni di accettare o aiutare un individuo in difficoltà a causa delle droghe.  Se una persona ammettesse di essere un tossico dipendente, otterrebbe uno stigma ineliminabile, che comprende pregiudizi, discriminazione ed esclusione, oltre che problemi legali.

Allo stesso modo, Giuseppe di Pino afferma che davanti ad un caso di overdose, risulta essere estremamente complicato aiutare la vittima, a causa delle conseguenze legali riscontrabili nel momento in cui ci si rechi in un pronto soccorso o in una farmacia. Giuseppe di Pino si focalizza specialmente sull’arretratezza del sistema italiano nella gestione del fenomeno, paragonandolo ad altri sistemi internazionali, come quello impiegato negli USA. Questi ultimi hanno infatti colto l’importanza di una legalizzazione monitorata nella ambizione di evolversi per la lotta al fenomeno delle droghe. L’Italia, al contrario, mantiene con decisione una prospettiva proibizionista e antiprogressista, la quale è stata criticata anche dall’ONU, in quanto evidente responsabile di mancati passi avanti e svariate ricadute. Secondo Giuseppe di Pino, spesso l’uomo comune si dimentica che anche il tossico dipendente è una persona, ed in quanto tale detiene dei diritti sociali. Il sistema premiale (secondo cui meglio ci si comporta e più aiuto si può potenzialmente ottenere dallo Stato), che è alla base del supporto dato alle vittime di dipendenza, è retrogrado e controproducente. Il sistema di Housing First americano, al contrario, affronta la problematica dalla giusta prospettiva, creando opportunità e speranze e fornendo alle vittime il punto di partenza per una nuova vita. La Salute Pubblica deve garantire l’anonimato e l’accessibilità economica dell’aiuto che offre, perché per sconfiggere il fenomeno bisogna osservarlo dall’interno, per assecondarne le tendenze e sfruttarle a proprio vantaggio.

Gli ospiti di questo incontro hanno donato al pubblico una nuova prospettiva con cui considerare i fenomeni correlati alla realtà delle droghe. È necessario guardare alla sfera di valori, alla cultura e alla storia per cambiare ciò che viene vissuto in superficie. Ad esempio, è importante pensare alla percentuale di detenzioni carcerarie correlate alla droga come parametro per definire un campione di società, per poi studiarne in profondità le dinamiche. Conferenze come questa, offrono la speranza per un futuro più promettente e basato sulla cooperazione. L’informazione corretta e libera da ogni pregiudizio e finalità è sempre il mezzo più funzionale per ottenere un progresso nella società.

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