UN MURO INVISIBILE TRA NOI: LA CONNESSIONE CHE CI SEPARA

In questi ultimi anni l’iper-connessione digitale è un argomento alquanto dibattuto e popolare. Diversi sono coloro che saprebbero dare una definizione corretta al problema, così come sono in molti ad esserne coinvolti. Nonostante ciò, si tratta di un fenomeno spesso normalizzato, in quanto ampiamente diffuso nella vita delle nuove generazioni. Inoltre, si può affermare che l’impatto dell’iper-connessione e delle relative problematicità che si riscontrano nelle relazioni sociali vengano sottovalutati.

Quando si parla di iper-connessione, innanzitutto, si fa riferimento alla necessità di rimanere costantemente informati ed aggiornati sulle novità che i propri social networks propongono, agendo ossessivamente di conseguenza. Oggi viviamo in modo alterno e parallelo tra due dimensioni: quella reale offline e quella digitale online. Il fattore comune che permane nelle varie manifestazioni del fenomeno è la tendenza del singolo a costruire involontariamente un muro tra sé e gli altri, nel tentativo opposto di raggiungere l’integrazione sociale desiderata: le persone si isolano nella realtà dei social e nelle dinamiche a questi correlate (postare contenuti, controllare i like, aggiornarsi sulle notifiche e sulle reazioni degli altri).

Nello specifico, il soggetto sviluppa una vera e propria dipendenza da internet, che può coinvolgere:

  • like addiction (la dipendenza da like);
  • vamping (la tendenza a trascorrere la notte connessi ad internet);
  • nomofobia o oversharing (la necessità di controllare assiduamente le notifiche).

Le conseguenze a cui l’iper-connessione porta sono molteplici e di diversa natura. Nel dettaglio, like addiction e nomofobia sono manifestazioni di un forte interesse a vivere la socialità di internet, che l’individuo asseconda isolandosi ed escludendosi dai rapporti interpersonali reali: risulta essere più importante postare una foto con gli amici, dimostrando di averne, piuttosto che godersi la conversazione e le risate con loro.

Le relazioni instauratesi nel digitale e le esperienze vissute in tale dimensione risultano spesso essere più soddisfacenti e gratificanti. Una persona dipendente da internet prova euforia e piacere quando è connessa; tuttavia, a breve termine perde la percezione del tempo trascorso online e sviluppa stress, alte aspettative e impazienza nei confronti della società non virtuale; a lungo termine, invece, manifesta l’incapacità di intrattenere conversazioni e di sviluppare relazioni autentiche. Nel caso del vamping, ad esempio, si sono formate negli ultimi anni comunità digitali che possano fungere da luogo di incontro virtuale sostitutivo.

Tale concetto può essere riassunto nella nozione di FOMO (Fear of Missing Out), che definisce la preoccupazione di essere tagliati fuori dalle dinamiche online, determinando la creazione di una barriera tra l’individuo e la società. In contrapposizione, viene suggerito il principio del JOMO (Joy of Missing Out), secondo cui la disconnessione è propedeutica alla felicità e al recupero della integrazione nelle reti sociali offline.

I social hanno davvero dunque annullato le distanze? Il mondo ha sviluppato l’interconnessione di diverse realtà e siamo sempre più vicini grazie alla tecnologia. Eppure, dal punto di vista umano e sociale, si sono eretti muri invalicabili.

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