FUMETTO GENERE MINORE: LA SPOSA YEMENITA

In questo numero di marzo, torniamo a viaggiare e andiamo in Medio-Oriente, precisamente nello Yemen, una terra dimenticata dai più e ricordata dai commentatori occidentali purtroppo solo per le varie crisi umanitarie e come fucina di organizzazioni terroristiche. Qui voglio descrivere questa terra con gli occhi della giornalista e documentarista Laura Silvia Battaglia e la sua graphic novel La sposa Yemenita (realizzata in collaborazione con la fumettista Paola Cannatella). Battaglia è stata nella capitale Sana’a tra il 2012 e il 2013 per imparare e migliorare l’arabo in una delle più prestigiose università di lingua araba del Medio-Oriente. Questo reportage è quindi il frutto del suo viaggio e racconta la sua storia in prima persona.

La giornalista, oltre a migliorare la conoscenza della lingua araba, è in Yemen per un report del paese e dei costumi della popolazione. Infatti, nelle prime pagine, la nostra giornalista è invitata ad un matrimonio arabo, matrimonio che, come da tradizione, dura tre giorni interi e gli sposi festeggiano ognuno per conto proprio (si tengono due feste separate una riservata esclusivamente agli uomini e l’altra riservata alle donne). Queste celebrazioni rappresentano delle occasioni di socializzazione tra altre donne e per cercare marito. Durante una di queste feste, la nostra giornalista riceverà, con un misto di sorpresa ed emozione, la prima rosa rossa del bouquet della sposa, simbolo di augurio che sia la prossima a sposarsi.

Un altro episodio importante del racconto è rappresentato dalle diverse conversazioni con il sheikh – termine arabo che indica il caposcuola o il professore delle discipline islamiche, religiose o filologiche – Hassan Abdullah Al-Sheikh. Queste discussioni verteranno sulle similarità e differenze tra la spiritualità cristiana e musulmana. Verso la fine del viaggio della giornalista lo sheik le darà un dono speciale.

La giornalista documenterà anche le varie sfaccettature del Paese, mettendo in luce la precarietà e i pericoli della vita quotidiana in Yemen: il rischio di venire bombardati da un drone (spesso di produzione statunitense) delle forze militari estere e finire vittima di attacchi che spesso non vengono classificati come terroristi; il traffico di bambini, usati come corrieri per il trasporto della droga in Arabia Saudita e che successivamente diventano trafficanti loro stessi (essendo minorenni, non rischiano la prigione però vengono espatriati); la condizione femminile e il terrorismo.

Una delle particolarità di questo breve reportage a fumetti è l’utilizzo dei colori primari per esprimere le differenti situazioni in cui si ritrova la giornalista, i quali riflettono anche le sue emozioni e sensazioni: il rosso per indicare i momenti di festa e di convivialità all’interno dell’università e nelle città; il blu per indicare i suoi reportage in differenti luoghi e con differenti persone, le quali racconteranno differenti storie; infine, il giallo per indicare i momenti di conversazioni tra la giornalista e Sheik.

Alla fine del reportage, è possibile leggere le riflessioni della giornalista sulla sua esperienza assieme alle foto scattate da lei.

Questo report ci illustra pezzi di storia che non vengono mostrati nei giornali o nei talk politici di varia natura in quanto poco sensazionalistici o rilevanti per il pubblico medio. Pezzi di storia che ci restituiscono in parte la complessità della situazione e delle cose che accadono in uno Stato e in un contesto differente dal nostro quotidiano.

Dopo aver letto questa graphich novel, non posso certo definirmi un’esperta del tema, ma posso sicuramente affermare che mi ha aiutato a conoscere e a comprendere una situazione così drammatica e distante da me senza toni melodrammatici o frivoli.

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