Il Paradosso delle Donne

Il paradosso delle donne

di Sofia Giunta

 

Sono in pochi a conoscere le reali ragioni per cui, nel 30 maggio 1431 la pucelle, la “pulzella d’Orléans” Giovanna D’Arco fu mandata a morire sul rogo alla stregua di una traditrice della patria, di una strega, come se ne mandavano a morire tante in quel periodo. Fu senza dubbio a causa della cattura da parte dei Borgognoni, che, in una Francia che lei stessa aveva liberato al seguito delle truppe di Carlo, l’avevano venduta come eretica ai rivali inglesi. Ma c’è di più: nell’umiliazione del carcere, la cui sofferenza di lì a poco si sarebbe potuta tramutare in una vita vissuta all’interno di un convento, come pena per la sua irriverenza fino alla fine dei suoi giorni, a Giovanna era stato fatto promettere che avrebbe abbandonato gli abiti maschili che mai aveva dismesso in battaglia. Tediata dai pesanti interrogatori, la paladina di Francia aveva ceduto. Era il 24 maggio. Ciò che convinse i suoi carcerieri a non lasciarle scontare l’ergastolo, a metterla a morte pochissimo tempo dopo, fu un suo gesto, considerato una sfida ai costumi del tempo e all’autorità (maschile) dei suoi ergastolani: il 27 maggio il vescovo di allora ricevette l’annuncio che Giovanna aveva cambiato idea, aveva ripreso abiti maschili, e la faccenda risultava intollerabile.

Giovanna d’Arco, colei che, giovanissima, da sola al fianco di migliaia di uomini aveva salvato la Francia, venne dichiarata eretica e condannata. Non poteva essere un uomo, non sarebbe mai stata alla stregua di un generale francese, e non lo sarebbero state, dopo di lei, numerosissime donne esemplari.

 

È il 1781. A ventun anni, durante la lunga guerra che la porterà a combattere al fianco di George Washington, Deborah Sampson, una giovanissima ragazza del Massachusetts, si arruola in fanteria con il nome di Robert Shurtleff tra le fila delle truppe americane. Servirà con onore la propria patria nei panni di un uomo, per più di tre anni, non potendolo fare in quanto donna. Nonostante i grandiosi riconoscimenti tributatele dai più alti generali del tempo, sarà l’unica ad aver combattuto: non era stata certo la prima donna a essersi travestita per poter combattere per una causa in cui credeva, ma tutte le altre, a differenza di Deborah, erano state rimandate a casa, con ignominia.

 

Risulta davvero difficile poter ricostruire una per una le biografie e gli esempi di donne che, attraverso i secoli, si sono distinte con onore e hanno segnato momenti decisivi della storia mondiale fino ai giorni nostri, soprattutto quella dei conflitti, delle lacerazioni più profonde a livello planetario, come durante la Prima e la Seconda Guerra mondiale, ma anche degli scenari mediorientali, del Montenegro, del Kosovo, della Siria, dell’Iraq e della Turchia. Ce ne sono molte, davvero troppe, e davvero troppo poco conosciute. Ciò che però risulta chiaro, cercando progressivamente di informarsi e approfondirle una per una, è questo: noi donne viviamo un paradosso, e lo abbiamo sempre vissuto.

 

Un primo grande paradosso riguarda le aspettative del mondo, in particolare maschile, nei confronti della donna. Essere soldato, essere medico o personalità scientifica attendibile, nel passato (come in parte ai giorni nostri) ha da sempre sposato e trascinato con sé l’idea che fosse possibile esserlo primariamente in quanto uomini. Le donne, di per sè stesse, come figura sociale e in base alle loro caratteristiche specifiche, in particolar modo all’interno del “nido” familiare, non erano legittimate ad osare. Se il rischio invece veniva corso, e qualche ragazza coraggiosa si affacciava a quelle realtà, riusciva ad affermarsi, e a venire per brevissimo attimo presa in considerazione dal potere maschile. Dialogando con il genere maschile da pari, abbandonando le vesti della “sarta”, della “massaia”, della “donna ai fornelli”, le carte in tavola con gli anni cominciavano a essere più chiare, ad aprire le porte a quelle protagoniste della società che per troppo tempo erano rimaste inascoltate. Sembrava quasi, ed è sembrato per moltissimo tempo, che le madri di famiglia, le sorelle, le figlie, per farsi dare la parola anche nel dibattito politico avessero l’unico strumento della parità, dell’omogeneità quasi anche nel modo di porsi, di una sensibilità che le facesse avvicinare il più possibile alla controparte maschile. Ci si illudeva forse che gli uomini desiderassero che la donna lasciasse stare per una volta la sua componente di debolezza, fragilità, e acquisisse le caratteristiche reali della leadership più “aggressiva” e meno sentimentalmente coinvolta. Evidentemente, non era così e non lo è mai stato. Ci sbagliavamo in primis noi donne, a lasciarci sedurre in maniera efficace da questo condizionamento anche e soprattutto culturale. Dico questo perché poi, considerando la realtà dei fatti, le cose sono andate diversamente. Una donna troppo simile caratterialmente ad un uomo ha sempre potuto, da un lato e in un certo senso, affermare la propria autorevolezza, ed essere ascoltata, ma, all’estremo opposto, da sempre ha corso il rischio di doversi scontrare con i duri giudizi maschili, addirittura di arrivare a incutere timore, e a non essere considerata a tutti gli effetti donna, essendosi “mascolinizzata”, avendo in parte sacrificato la propria vita di madre di famiglia a causa degli impegni professionali per esempio, o avendo esagerato nel vestire abiti simili a quelli maschili (ed è qui che si percepisce la costanza della questione estetica che mai ha abbandonato la questione di genere, a partire dall’esempio, forse non adeguatamente sovrapponibile alla realtà odierna, ma significativo, di Giovanna D’Arco).

Se sei donna, è ancora difficile arrivare, nella sua totalità, alla rosa di obiettivi e di traguardi che continuamente vengono tagliati dagli uomini. Il mondo ti offre la possibilità di affermarti se sei uomo, ma nel momento in cui provi a intraprendere la strada verso l’autodeterminazione, valicando una soglia non ben definita di “somiglianza al genere maschile”, vieni tacciata di non essere più donna, da un lato, o ancor peggio, di non doverti affermare in quanto simile ad un uomo, e che le caratteristiche peculiari del genere femminile sono altre. È questo il nostro paradosso, è questo l’interrogativo spinoso a cui forse tutti, e non solo le donne, sono chiamati a rispondere. Se non può affermarsi in quanto simile ad un uomo, cosa significa che la donna si debba affermare in quanto donna? È sbagliato limitarsi a considerare le categorie del genere femminile in base a quelle che i luoghi comuni hanno portato avanti fino ai giorni nostri? Forse.

Molti sono convinti che il nostro tempo sia il frangente culturale adatto per cui le categorie culturali, con le quali maschi e femmine si relazionano l’un l’altro in ogni ambito della vita sociale, vadano ripensate. Certo è che ad oggi, forse considerando più da vicino realtà o figure che non sono sempre sotto gli occhi dell’opinione pubblica, che si cominciano a distanziare dal modello della donna-maschio affermata a livello dirigenziale e politico, si inizia a intravedere un cambiamento, e questa volta si tratta di un cambiamento irreversibile e sensibilmente diverso. Quando le donne riusciranno veramente ad affermare se stesse in quanto individui, e secondo la propria definizione di donna, non condizionata più dai giudizi aprioristici, dalla società, dagli uomini, o semplicemente dalle idee delle donne che sono venute prima di loro, allora forse si potrà dire davvero che sarà stata raggiunta la parità di genere di cui si parla tanto. Continua in parte ad essere vero ciò che affermava Simone de Beauvoir, e cioè che “non si nasce donne: lo si diventa”. Diventiamo donne, ricostituiamo il concetto stesso, e forse sarà questo davvero il secolo in cui tutti i paradossi, pregressi o presenti, finalmente una volta per tutte verranno spazzati via.

 

 

nota: si consiglia la lettura parallela dell’articolo Genere e Potere di Marco Battistata, disponibile nell’edizione cartacea n. 4 de l’Universitario.

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

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