Le Resistenze raccontate da Uman Festival

Non si è arresa alle grandi difficoltà poste dall’emergenza sanitaria la rassegna culturale che si svolge a Trento ogni anno e che prende il nome di Uman Festival. Nato dall’iniziativa di studenti universitari provenienti da realtà eterogenee ed organizzato da UNITiN, quest’anno il Festival ha proposto come tema centrale l’educazione in tutte le sue manifestazioni. Ad inaugurare la rassegna, le prime due giornate hanno avuto come oggetto l’educazione civica. Nello specifico la serata del 22 ottobre, in collaborazione con Deina Trentino e Trento Poetry Slam, ha puntato i riflettori sulle Resistenze. Si è cercato infatti di declinare il concetto di resistenza oggi, attraverso un’attività di testimonianza e di condivisione artistica.

L’evento, svoltosi presso la Bookique e accessibile anche al pubblico da casa in via telematica, si è aperto con un’intervista ad Antonio Trombetta, presidente dell’associazione di promozione sociale Deina Trentino, e poi si è concluso con un breve poetry slam. Trombetta, la cui associazione da sette anni lavora soprattutto con i ragazzi, i quali trovano spesso nei suoi progetti un primo approccio al mondo dell’associazionismo, ha sottolineato il ruolo fondamentale della memoria nell’attività di Deina, impegnata soprattutto nella formazione e nell’educazione. L’approccio all’educazione scelto è quello non formale. «I nostri progetti» ha spiegato Trombetta «consentono ai giovani di uscire dall’ambiente scolastico e sentirsi liberi di esprimersi in un ambiente in cui non si è giudicati con un voto per quello che si dice o si fa». La modalità di lavoro dei volontari implica anche un focus sulle emozioni: si cerca di fornire ai ragazzi gli strumenti per comprendere ciò che provano. Inutile dire quanto gravosamente l’emergenza sanitaria stia pesando quindi sulle attività dell’associazione, che fanno dello stare insieme il loro fulcro, e che vedono ora i volontari costretti a ridimensionare e riadattare il proprio lavoro.

Così si è proposta una prima idea di resistenza odierna: resistere cercando di ritessere una rete sociale che la pandemia ha rischiato di toglierci, cercando di esserci sempre l’uno per l’altro, reinventandosi. «Non sopporto la terminologia distanziamento sociale» ha affermato Trombetta. «Si può stare vicini socialmente anche senza stare insieme fisicamente. L’associazione è anzi cresciuta molto a livello sociale ».

Dopo l’intervista si è passati alla poesia: diretti da Adriano Cataldo, quattro poeti hanno condiviso produzioni poetiche proprie o di altri artisti, scritti che sembravano loro coerenti col concetto di resistenza. I quattro poeti si sono sfidati spaziando dalla storia alla vita quotidiana, dall’evocazione e reinterpretazione delle micro-memorie della guerra, a testimonianze personali di vita quotidiana, con tutta la serie di piccole resistenze civiche che impone continuamente. Anche in questo contesto è emerso notevolmente l’impatto dell’attuale situazione mondiale, con il suo ingombrante bagaglio di incertezza e crisi.

A Uman Festival va riconosciuto il merito di aver portato all’attenzione di molti un tema che rischiava di finire trascurato, nel caotico susseguirsi degli eventi della pandemia, con tutte le loro urgenze e preoccupazioni. Infatti, la serata di giovedì ha contribuito a rafforzare la convinzione che l’arte e la condivisione possono essere strumenti di resistenza quotidiana. Attraverso la socialità – che, come ci insegna Antonio Trombetta, nessun lockdown e nessuna misura restrittiva possono realmente toglierci – si può e si deve resistere ancora.

Sara Nichiri

Sono una studentessa di Letterature, traduzione e critica letteraria presso l'Università di Trento. Mi piace leggere e condividere riflessioni, amo la musica e mi interesso anche di attualità, femminismo e sostenibilità.

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