Una misteriosa sparizione a Trento ~ seconda parte

Ti manca la prima parte? Recuperala qui!

Parte 2

“Sono super emozionata per il nuovo caso!” esclamò Mika, volteggiando per le strade di Trento accanto a un molto meno emozionato Lawlet. Si stavano dirigendo verso Viale Verona, dove, stando alle indicazioni della facoltà, era ubicata la casa della vittima, per interrogare la coinquilina.
“Era da moltissimi mesi che ormai non facevamo una riunione… Avevo quasi dimenticato la faccia di Ris, talmente tanto è il tempo che è passato!” continuava Mika, seguita da Lawlet.
“Già, in effetti ultimamente non ci sono molti nuovi casi” annuì Lawlet con aria distratta.
Notando lo sguardo disattento del compagno, Mika gli chiese:
“A che cosa stai pensando?”
“Beh, l’altro giorno vi ho detto ciò che pensavo della faccenda: a tutti gli effetti sembra un normale caso di sparizione, ma quel dettaglio della penna è davvero anomalo.”
“Secondo me stai esagerando… insomma, potrebbe essere stata di chiunque altro, magari la aveva dimenticata là per caso.”
“Lo escludo… prima di tutto perché si trovava sopra un banco e poi, in seconda istanza, ho fatto qualche ricerca su Internet e ho scoperto che non è diffusa qui in Trentino, bensì proviene indovina un po’ da dove? Dalla Calabria, la regione di provenienza della nostra vittima.”
“Quindi probabilmente era sua.”
“O magari di qualcuno molto vicino a lui, qualcuno che potesse saperlo…”
“…Come la coinquilina.”
“Già.”
“Beh, questo spiegherebbe perché ci ha messo un giorno intero per denunciarne la sparizione, magari sperava che qualcun altro lo facesse per lei, come per esempio i genitori o degli amici… Ah, comunque siamo arrivati” disse Mika, fermandosi di fronte al numero civico che si era segnata.
“Bene, teoricamente la coinquilina dovrebbe chiamarsi Emma Piovensan… quindi dovrebbe essere questo il campanello” disse Lawlet, suonando il citofono.

L’appartamento si trovava al quarto piano: ad aprirgli c’era una ragazza sui venticinque anni, dall’aspetto abbastanza normale, caschetto castano, occhi azzurri e una tuta. L’unica cosa di particolare era un piercing al sopracciglio sinistro e un paio di pantofole rosa a forma di coniglietto.
“Emma, giusto? Siamo i detective Laurenti e Micheletti” chiese Mika mostrando i distintivi con un sorriso sincero, subito ricambiato dalla ragazza, che annuì.
“Sì, sono proprio io, entrate pure” rispose, facendogli cenno di entrare.
I due detective entrarono nel soggiorno, sempre attenti a mantenere le distanze di sicurezza e indossando i dispositivi protettivi per il virus. Una volta seduti, Lawlet non si fece molti problemi e arrivò subito al sodo: “Vorremmo farLe qualche domanda sulla sparizione del suo coinquilino, Mattia Cavarretta.”
“Immaginavo fosse per quel caso…” commentò la ragazza “Comunque, ponetemi pure tutte le domande che volete, farò del mio meglio per rispondere.”
“Ok, allora comincio io” disse Mika “Volevo chiederLe… beh, già che ci siamo possiamo darci anche del tu, no? Dicevo, potresti per favore descriverci Mattia, che tipo di persona era, il suo stile di vita e in che rapporti eri con lui?”
“Ma certo, per me non c’è problema” disse, lanciando un’occhiata anche a Lawlet, che fino ad allora si era dimostrato il più chiuso al dialogo. “Per quanto riguarda Mattia, beh, non c’è molto da dire: era un bravo ragazzo, diligente e responsabile, un buon coinquilino… Onestamente, nemmeno io potevo immaginare che fosse scomparso, mi sembra ancora irreale. Con lui non ho mai avuto grandi screzi, se non qualche litigio per la spazzatura, ma davvero nulla di così grave e poi… sì, prima del Covid partecipava a qualche festino ma non è mai stata una persona così amante della discoteca, insomma era una persona normale…”
“Avrebbe mai potuto andarsene senza avvisare?”
“No, anche perché abbiamo una chat per noi coinquilini, ma da quel giorno non è più nemmeno acceduto.”
“E per quanto riguarda la sua vita quotidiana? Non so, a parte lo studio, faceva qualche lavoro o attività sportiva?”
“Sì, ogni tanto andava a correre da solo e di solito svolgeva qualche lavoro part-time se poteva, ma nulla di regolare.”
“E per caso qualcuno non andava particolarmente d’accordo con lui all’università?”
“In realtà proprio di questo vorrei parlarvi… Non che sia mai stato un ragazzo che parlava male degli altri, anzi cercava sempre di far andare d’accordo tutti, ma negli ultimi giorni…” il tono di Emma si fece più esitante, complice forse anche il fatto che Lawlet aveva iniziato a fissarla molto più intensamente.
“Negli ultimi giorni…?” la invitò a continuare Mika.
“Ecco, mi aveva raccontato che stava svolgendo un lavoro di gruppo e aveva avuto una discussione molto accesa con uno compagno di corso, un certo Stefano, e ricordo che la settimana scorsa era piuttosto arrabbiato per questo, ma non so i dettagli dell’accaduto.”
“Capisco… hai notato qualche altro particolare strano?” chiese allora Mika.
A quel punto Emma parve esitare più del previsto e sorprendentemente fu Lawlet a parlare: “Hai per caso assistito a una loro lite o, forse, hai visto qualche messaggio intimidatorio?”
Colpita nel vivo, Emma distolse lo sguardo e annuì: “Anche se non ho visto nessuna lite, ho ritrovato una cosa strana… l’ho fatto per caso, lo giuro, non volevo intralciarvi, semplicemente dato che quella sera Mattia non stava più arrivando, dopo avergli mandato numerosi messaggi e averlo chiamato diverse volte, ho controllato la sua stanza, per vedere se avesse lasciato delle note o qualcosa del genere e ho trovato questo” disse, porgendo a Mika un foglietto un po’ stropicciato e piegato in quattro.
Lawlet e Mika si scambiarono uno sguardo di intesa, poi lei lo aprì e lo lesse.
“Sai per caso anche il cognome di questo ragazzo?” chiese nel frattempo Lawlet.
“Uhm… in realtà non ne sono sicura, dovrebbe essere Stella-qualcosa, me lo ricordo perché me l’ha nominato ed era un cognome curioso… Stellini forse?”
Lawlet si stampò nella mente quel nome: “Ti ringrazio, sei stata molto utile… Vorrei chiederti un ultimo favore: sarebbe possibile vedere momentaneamente la stanza di Mattia?”
“Se può essere utile… è l’ultima stanza in fondo al corridoio sulla destra” disse facendo strada, seguita da Lawlet e Mika. Non c’era niente di particolare: la camera era tenuta molto in ordine e tutto sembrava perfettamente al suo posto. Il letto era stato sistemato, i vestiti riposti ordinatamente sul portabiti; soltanto la scrivania era un po’ disordinata, con qualche libro ancora aperto, una tazza usata, degli evidenziatori sparsi e il portapenne caduto sul tavolo.
Proprio su quest’ultimo si soffermò Lawlet: “Non ha spostato niente dalla sua posizione originale, vero?”
“No, ho trovato la nota lasciata sul comodino, ma a parte questo non ho spostato nulla tranne qualche libro.”
“Va bene, direi che è giunto il momento di andare,” disse allora Mika “Grazie per la tua disponibilità, Emma.”
“Di nulla” disse, mentre riaccompagnava i due detective alla porta, però poi esitò: “Si tratta di Stefano, giusto? Io non volevo metterlo in guai seri, ma è davvero l’unica persona che in qualche modo avrebbe potuto… anche perché ho sentito che è stato fuoricorso per parecchio tempo prima di mettere la testa a posto, ma non capisco perché…”
“Non c’è ancora nulla di definitivo, ma intanto grazie per la tua collaborazione… Lo ritroveremo di sicuro, non sarai lasciata da sola a pagare le spese di condominio, non preoccuparti” sorrise Mika con un accenno di ironia.
Emma sorrise, ma il suo sguardo tradiva una certa preoccupazione:“Ah, mi sono dimenticata di dirvi che ultimamente non ha un buon rapporto con i genitori, ma non so bene le cause di questa rottura… per questo non sono arrivate denunce ufficiali e io stavo per farlo, ma…”
“Ma certo,” sorrise Mika rassicurante “Non preoccuparti, se le nostre deduzioni sono giuste, non è successo nulla di grave… d’altronde non è ancora passato molto tempo.”
“Va bene…” disse, poi si salutarono.
Una volta abbastanza lontani dalla casa, Mika passò il biglietto a Lawlet, che lo lesse e disse: “Beh, direi che è chiara quale sarà la nostra prossima mossa.” Mika annuì. Nella nota c’era scritto:

“Ciò che è successo è solo colpa tua! Se solo non fossi stato così onesto, avremmo potuto farcela, ma tu hai rovinato tutto! D’ora in poi guardati le spalle, perché una di quelle volte potrei esserci io e in tal caso non avrò alcuna pietà. S.S”

Anna Martinato

"I Wandered Lonely as a Cloud"

More Posts

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi