Conte Letta per un centrosinistra giallo-rosso?

Il 24 marzo abbiamo assistito al primo faccia a faccia tra i due neo-leader politici, Enrico Letta (PD) e Giuseppe Conte (M5S).
Entrambi hanno rilasciato dichiarazioni positive e ottimiste a seguito dell’incontro: Un primo faccia a faccia, molto positivo, tra due ex che si sono entrambi buttati, quasi in contemporanea, in una nuova affascinante avventura” scrive su Twitter il leader dem.
Un confronto molto proficuo, molto utile, abbiamo parlato del piano vaccinale e della necessità di sostenere famiglie, imprese e lavoratori. Si apre un cantiere, dobbiamo lavorare per creare la giusta sinergia e nel nuovo M5S il Pd sarà sicuramente un interlocutore privilegiato” sono state invece le parole del leader pentastellato.
Pur non mancando certo i nodi e le questioni da risolvere, primo fra tutti la scelta del candidato per le elezioni amministrative di Roma, sembrerebbe comunque tracciata la strada per la nascita di un vero e proprio centro-sinistra che si dimostri capace di riconciliarsi con quelle fasce della società subalterne, troppo spesso dimenticate, presentando un programma politico di stampo progressista ed egualitario che abbia come punti principali lavoro, ambiente, sanità, istruzione e pari opportunità.
D’altro canto, se si presta attenzione, Letta e Conte hanno due storie abbastanza simili: provenienti dal mondo dell’insegnamento universitario, hanno raggiunto l’apice della loro carriera politica ricoprendo la carica di Presidente del Consiglio, per poi vedersi costretti ad abbandonare la barca dopo l’ammutinamento messo in atto in entrambi i casi da Matteo Renzi.
I due leader sono chiamati oggi a prendere le redini di due partiti in difficoltà, privi di una visione e di un orientamento comune, frenati da divisioni interne che solo una leadership forte e autorevole sarebbe in grado, se non di sedare, quantomeno tenere a freno. 

Una notizia positiva per i due nuovi leader arriva dal gradimento popolare: a seguito di un sondaggio condotto da Ipsos e illustrato da Nando Pagnoncelli a Dimartedì, per un eventuale dopo Draghi, l’accoppiata Conte-Letta risulterebbe al primo posto con un gradimento del 40%, contro il 35% di Salvini-Meloni e un 25% che ha preferito non esprimersi. A livello individuale, invece, a primeggiare è il premier uscente Conte, che con un’importante 22% stacca Meloni e Salvini fermi entrambi al 12%, seguiti subito dietro da Letta con il 10%. Riscontri curiosi quanto inaspettati, considerando che se si andasse a votare oggi tutti i sondaggi danno il centrodestra come favorito per la vittoria. 

Quel che è sicuro è che la nascita di questa nuova coalizione non andrebbe a indebolire solo il centrodestra, ma anche i partiti di stampo puramente liberale e centrista, come Italia Viva di Renzi e Azione di Carlo Calenda, che rimanendo inevitabilmente esclusi da questo nuovo asse, sarebbero costretti a cercare un’intesa fra di loro, nella speranza di superare la soglia di sbarramento per ottenere seggi in parlamento alle prossime elezioni (e non è detto che questo basti). 

Uno dei temi forse più interessanti e cruciali sarà la questione del rapporto con l’Europa: assodato che Letta porterà avanti la stessa politica europeista e anti-sovranista promossa in passato sia da Renzi che da Zingaretti, ancora non è ben chiaro quale sarà la linea che sceglierà di seguire Conte.
Se da una parte è vero che l’ex “avvocato del popolo”, principalmente durante il secondo mandato, ha dimostrato una certa propensione al dialogo con i leader europei, portando a casa risultati importanti come l’assegnazione per l’Italia dei 209 miliardi del Recovery Fund, dall’altra Conte si troverà a gestire un movimento dalle molteplici sfaccettature, che nasce originariamente con una visione euroscettica e che ha sempre fatto fatica a credere nel “sogno europeo”, nonostante i cambi di visione degli ultimi anni.

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