Un nuovo modo di leggere

Ai giorni nostri per leggere non serve per forza avere tra le mani un libro di carta: lo si può fare con un tablet, con un Kindle o, molto più semplicemente, con lo smartphone che teniamo sempre in tasca. Ormai tutti sono lettori: anche chi, per qualche secondo, dà uno sguardo a un articolo trovato in rete mentre naviga col proprio cellulare. Leggere è sempre leggere, a prescindere dal mezzo che si usa. Ma, nonostante ciò, è così scontato che chi si interfaccia con le informazioni in formato digitale si auto-percepisca come un lettore? Inoltre, quali sono le differenze tra l’uso degli strumenti cartacei e l’uso di quelli elettronici, e quali conseguenze comporta il passaggio dai primi ai secondi?

Quando si legge un romanzo, che sia un libro o un e-book, ci si considera senza dubbio lettori. Tuttavia, ci sono situazioni in cui definirsi tali non è così immediato: per esempio, ci sono molte persone che scaricano da Internet contenuti editoriali in formato digitale e non si sentono dei lettori. Questo può essere dovuto a due motivi. Il primo è che l’abitudine ad associare la lettura alla carta, alle pagine che si sfogliano, rende più difficile capire che si compie la stessa operazione sia quando si sta maneggiando un libro, sia quando si usa uno strumento digitale. Il secondo motivo è più legato ai contenuti: è possibile che la lettura sia percepita “unicamente come qualcosa legato allo svago, al piacere, al tempo libero, all’intrattenimento, in contrapposizione a ciò che è utile, funzionale allo studio” (Solimine 2010: 10-11). In altri termini, spesso i materiali di studio non vengono considerati come letture, perché si tende a pensare alla lettura come a un’attività che serve a rilassarsi, e di conseguenza chi legge testi più seri non tende a definirsi un lettore.

La diffusione di tablet e smartphone ha sicuramente inciso sulla vendita dei libri cartacei: come testimonia il rapporto L’Italia dei libri, realizzato da Nielsen Company, tra la fine del 2010 e il 2011 il numero di persone che acquistano almeno un libro ogni anno è diminuito del 10%. Ma l’aumento della digitalizzazione non porta necessariamente alla diminuzione della lettura e in molti paesi lo sviluppo del mercato degli e-book è riuscito a compensare il calo del cartaceo (Roncaglia 2018: 5-19). Tuttavia, gli strumenti digitali permettono di fare molte altre cose oltre che a leggere; quindi, gli editori devono essere capaci di rendere appetibili gli e-book, in modo tale che chi usa un tablet sia portato proprio a leggere, piuttosto che a svolgere altre attività. In altre parole, per poter ovviare al problema della sempre minor richiesta del libro cartaceo, bisogna essere in grado di proporre un prodotto digitale valido, che stimoli il consumatore e che lo porti a scegliere, tra tutte le opportunità che uno strumento digitale offre, la lettura di un e-book.

Ma in Italia, purtroppo, i libri elettronici sono ancora pochi rispetto agli altri paesi e questo ha portato alla diminuzione del 6% del numero di coloro che leggono almeno un libro all’anno (Roncaglia 2018: 5-19). Questo non deve per forza significare che il libro elettronico andrà a sostituire entro pochi anni il cartaceo: significa, però, che parte del mercato editoriale dovrà riuscire ad adeguarsi alle nuove esigenze e ai nuovi strumenti dei consumatori.

Tuttavia, la digitalizzazione del libro porta con sé un rischio. I software delle grandi aziende sono in grado di analizzare le preferenze dei consumatori e, dunque, di proporre letture sempre più mirate ai propri clienti. In questo modo, diminuiscono i tempi di “vita” dei libri: “gli editori buttano lì tentativi che il pubblico seleziona in tempi brevissimi, mandano al macero dopo poche settimane i meno fortunati” (Casati 2013: 8). Il pericolo quindi è che, per seguire le esigenze della massa di consumatori, gli editori preferiscano sempre più pubblicare contenuti semplici e immediati a discapito di quei testi – come, per fare solo un esempio, i saggi scientifici – che, avendo contenuti più importanti, appaiono più difficili.

Insomma, i lettori di oggi non sono più soltanto quelli che leggono i libri cartacei, ma anche – e sempre più – quelli che preferiscono leggere con i dispositivi digitali. Questo fatto non deve essere trascurato dagli editori, che devono essere capaci di adattarsi ai nuovi strumenti tecnologici e alle nuove necessità delle persone, senza però che questo li porti a favorire contenuti frivoli e semplici.

     Bibliografia

     Giovanni Solimine, L’Italia che legge, Laterza, Roma-Bari 2010.

     Gino Roncaglia, L’editoria tra cartaceo e digitale, Ledizioni, Milano 2018.

     Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale: Istruzioni per continuare a leggere, Laterza, Roma-Bari 2013.

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