Notturno

Forse, una delle cose che in questo periodo ci è mancata di più è vivere la notte, un momento non solo di gioiosa ebbrezza da vivere in compagnia, ma anche di serenità in una solitaria introspezione.

Prima del coprifuoco, ci si incontrava alle ultime luci del tramonto insieme agli amici con un qualunque pretesto per fare quattro chiacchiere, scherzare o, magari, fare insieme delle marachelle (la linea editoriale non consente parole più spinte): l’importante era lasciarsi indietro la giornata trascorsa, liberi di godersi il momento e privi di preoccupazione. Ci si lasciava trasportare dalle ombre notturne per vedere come si sarebbe conclusa quella serata in compagnia. Adesso però la preoccupazione c’è, non se ne va via e pone fine all’intrinseca indeterminatezza della notte.

Ma, come detto, la notte può anche essere un’esperienza solitaria. Infatti, quante notti insonni abbiamo passato a pensare e ripensare a risposte non date in discussioni di mesi fa, a riconsiderare eventi di tempo addietro, a interrogarci su questioni esistenziali senza trovarne risposta: insomma, a farci le pare mentali. Ma è durante questi pensieri contorti notturni che emergono la creatività e la genialità nascoste di ciascuno, che spesso durante il dì rimangono sottotraccia.

La notte è senza dubbio parte rilevante della nostra giornata e, nel corso della vita di ognuno, cornice di atti importanti dell’opera che è la vita (se commedia o dramma sta tutto nell’interpretazione del singolo).

Noi de l’Universitario abbiamo scelto come fil rouge per gli articoli di questa edizione del cartaceo il tema del “notturno” per indagarne le infinite facce ed interpretazioni.

Il notturno è infatti un tema classico, trasversale nelle arti e nel tempo grazie alle diverse e contrastanti sensazioni che può suscitare. Se da un lato vi è la pace e la tranquillità descritta da Foscolo nel suo sonetto “Alla sera”, dall’altra vi è il movimento burrascoso e inquieto nella “Notte stellata” di Van Gogh. Ma certamente, ignoto e indeterminatezza sono i suoi attributi intrinseci.

La notte è il ponte che ci porta sovente dalla dimensione quotidiana a quella non reale, del sogno. Il mondo onirico e la messa in discussione della realtà sono oggetto di molte opere letterarie, un esempio è “La vita è un sogno” di Calderón de la Barca.

L’ignoto ha sempre affascinato l’essere umano, spingendolo a ricercare incessantemente una chiara logica nel mondo, che forse non c’è. Qui la psicologia può ben rappresentare la curiosità umana per l’ignoto interiore. Il supporto psicologico è stato uno strumento fondamentale in questo ultimo anno e mezzo per tutte quelle persone, soprattutto noi giovani, che ne hanno avuto bisogno per affrontare i propri problemi legati alla salute mentale, un argomento che (purtroppo) rimane ancora nell’ombra.

Lunghe notti d’ignoto avvolgono ancora molti Stati del mondo, in cui regimi autoritari impediscono ai propri cittadini di avere un’informazione libera, arma pericolosa nelle loro mani.

Noi universitari conosciamo bene il piacere della notte. Quando ci si poteva radunare, sotto il cielo stellato, nelle ora deserte strade di Trento per poter vivere in comunione quei momenti di tranquilla gioia, sorseggiando magari un buon Champagnone. Noi de l’Universitario ci auguriamo di poter tornare quanto prima a quei tempi sereni. In allegato, troverete il nostro precedente cartaceo, come auspicio che cali presto la notte su questo periodo passato e che ci faccia vivere anni ‘20 ruggenti.

Niccolò Bonato

Appassionato di relazioni internazionali, giornalismo e comunicazione in generale. Originario di Treviso, ma a Trento per studi (internazionali)

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