La Val di Peio e le sue storie. Una mostra fotografica presso la BUC

Il 6 maggio si è tenuta l’inaugurazione della mostra fotografica Punti di vista. Catturare le memorie di un luogo che rimarrà in esposizione presso la Biblioteca Universitaria Centrale di Trento fino al 6 giugno. Il progetto, ideato e finanziato dall’Archivio Fotografico Storico Provinciale, è stato curato da Roberta Opassi, che ha trovato una collaborazione operativa con l’Officina espositiva, coordinata dal professore Denis Viva. La curatela della mostra è stata seguita da tre studentesse del nuovo corso di laurea magistrale in Storia dell’arte e studi Museali: Alice Acquadro; Elena Capobianco ed Emanuela Gasparro.

Ma di cosa si tratta? Di un vero e proprio viaggio attraverso la Val di Peio, osservata attraverso una macchina fotografica contemporanea, quella di Claudia Marini, e attraverso scatti più antichi, riscoperti nei fondi dell’Archivio fotografico storico provinciale. Diciotto dittici raccontano una comunità dal punto di vista dei suoi abitanti, da quello delle vedute dei suoi paesaggi e degli elementi del suo patrimonio culturale. Da qui il titolo così pregno di significato, che sottolinea proprio la natura stratificata del luogo e del modo in cui può essere raccontato.

E non solo, perché a questo racconto per immagini viene associata una piccola biblioteca temporanea, accostata ai leggii che sorreggono le fotografie, per poter approfondire i temi che emergono nella mostra.

Proprio al termine dell’inaugurazione è stato possibile intervistare le curatrici della mostra e sondare in maniera più profonda questo interessante progetto, soddisfacendo alcune curiosità che ogni lettore de l’Universitario potrebbe avere.

In che cosa è consistita la proposta di questo progetto e come ne siete venute a conoscenza? Cosa vi ha spinte a proporvi per questo progetto?

Esisteva già un’idea iniziale, della nostra tutor Roberta Opassi, che prevedeva una mostra che venisse ospitata in BUC con opere esposte su dei leggii. Chi ce ne ha messo a parte è il professor Denis Viva che, inizialmente, non ci ha dato dettagli precisi a riguardo, ma ci ha informate del fatto che tale iniziativa era organizzata da Officina Espositiva. Nonostante i pochi dettagli forniti, abbiamo subito colto l’occasione di tirocinio. A posteriori non possiamo che essere entusiaste di questa scelta dato che ci ha portato a un tale risultato. Inoltre era la prima volta che collaboravamo con Officina Espositiva ed è stata per noi un’esperienza veramente appagante e costruttiva. 

Avete avuto modo di interagire con l’artista? Se sì, pensate che questo incontro sia stato significativo per la vostra ricezione del suo lavoro e poi per la curatela dell’esposizione? 

Abbiamo conosciuto Claudia Marini, la fotografa, a gennaio. Ci ha raccontato come è arrivata a realizzare “Ritratti di mio padre” e “Ritratti dal pianeta” e tutti i processi creativi che ha attraversato. Si è rivolta a noi in maniera molto intima e privata, abbiamo fatto tesoro di tali confidenze, rispettandole al momento della realizzazione della mostra e del catalogo. Questo ci ha permesso di costruire un legame più intenso con l’artista che ci ha addirittura ospitate a casa sua, luogo in cui abbiamo potuto respirare l’aria della sua poetica e capire meglio la sua arte. Claudia ci ha inoltre permesso di comprendere il funzionamento del banco ottico utilizzato negli scatti, il che ci ha fatto ragionare ancora di più sui suoi lavori. Parlando con lei abbiamo ricostruito la sua visione proprio attraverso i suoi occhi, avvicinandoci alle opere con un approccio diverso. Abbiamo creato la mostra rispettando la sensibilità dell’artista, cercando di non violarne la poetica. 

Siete state in Val di Peio?

Sì. Esperire dal vivo i luoghi fotografati è stata un’esperienza veramente unica. Abbiamo fatto una sorta di gioco cercando di posizionarci nello stesso punto da cui, teoricamente, la fotografa ha scattato. Abbiamo potuto notare che in certi casi il paesaggio è cambiato in maniera quasi radicale e in altri invece non è cambiato nemmeno di una virgola. Ci siamo potute rendere veramente conto di ciò su cui stavamo lavorando, avendo la percezione di rendere tridimensionale il nostro lavoro. È stato molto importante anche per poterlo raccontare agli altri. D’altronde, per noi inizialmente la Val di Peio era un semplice punto su una mappa, invece, dopo la visita, ci siamo sentite molto più legate a quella terra.

I temi che la mostra tratta sono inscindibilmente legati al territorio Trentino, ma possono avere anche portata più ampia e ridondanza in altri luoghi? 

Potrebbe essere una sorta di schema applicabile anche ad altre realtà. Nel nostro caso ha influito molto il fatto che ci fosse Claudia, che ha sempre avuto un legame forte e molto speciale con la Val di Peio. Ma non escludiamo che, se si prendessero in considerazione un altro luogo e un artista disposto a raccontarne la storia, si potrebbe utilizzare lo stesso spunto di questa mostra: un’osservazione di quella realtà da diversi punti di vista. Secondo noi, quando si guarda un paesaggio, inevitabilmente entra in gioco la propria soggettività; visitando la mostra, si può ritrovare anche una dimensione universale. Ogni scatto, ogni dittico, è in grado di richiamare qualcosa dell’interiorità del visitatore, di richiamare memorie intime e personali.

Pensate che questa mostra sappia parlare ai giovani? Quali valori potrebbe trasmettergli?

Diciamo che il fatto che la mostra sia stata allestita in BUC ci fa sperare che la avvicini molto ai giovani. Inoltre, è importante capire che per noi questo è stato anche un tentativo di ispirare una (ri)valorizzazione di qualsiasi territorio. In fase giovanile, infatti, non sempre viene dato il giusto peso alle proprie origini. A tal proposito, visitare la mostra potrebbe dunque rivelarsi un ottimo punto di partenza. Ci auguriamo anche che molti abitanti di Trento e dintorni si possano rivedere in queste opere proprio perché l’intento della nostra curatela è lasciare aperta ogni genere di riflessione. 

Ci tenete a consigliare qualche iniziativa correlata all’esposizione da voi curata?

Certo! Vi consigliamo di partecipare al Workshop con l’artista, che porterà con sé il banco ottico e ce lo farà conoscere e provare. Inoltre, vi proponiamo le visite alla mostra, da noi guidate, e l’iniziativa “FOTOparole”, che prevede una serie di conversazioni intrecciate tra libri e fotografie. Ultima, ma non per importanza, vi consigliamo caldamente la proiezione di “Altascuola”, documentario la cui visione sarà riservata alla sola comunità universitaria UniTrento.

L’invito dunque è quello di visitare la mostra e partecipare ai prossimi appuntamenti presso la BUC, che qui riportiamo. 

Come le visite alla mostra, guidate da Alice Acquadro, Elena Capobianco ed Emanuela Gasparro: domenica 7 maggio alle 15, mercoledì 10 maggio alle 18, martedì 16 maggio alle 18.30, domenica 28 maggio alle 15.30 e sabato 3 giugno alle 11.
La fotografa Claudia Marini terrà un laboratorio per conoscere e provare il banco ottico domenica 21 maggio alle 15.
Inoltre ci saranno le conversazioni intrecciate tra libri e fotografie “FotoParole” con le curatrici Roberta Opassi, Alice Acquadro, Elena Capobianco ed Emanuela Gasparro sabato 13 maggio alle 10, giovedì 25 maggio alle 17 e martedì 30 maggio alle 20.30.

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