Intelligenza Artificiale: ci troviamo di fronte a una bolla speculativa?

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) è emersa come uno degli argomenti più discussi e promettenti nel panorama tecnologico. Le continue innovazioni e i progressi straordinari in questo campo hanno spinto aziende e investitori a puntare massicciamente su tecnologie che sembrano poter rivoluzionare ogni settore. Tuttavia, questa corsa all’oro potrebbe celare un’insidia pericolosa: stiamo forse vivendo una bolla speculativa?

Prima di approfondire l’argomento, è utile chiarire che cosa si intende esattamente per bolla speculativa. In economia, una bolla si verifica quando il prezzo di bene cresce in maniera spropositata e ingiustificata rispetto ai fondamentali di mercato. Il processo che porta alla sua formazione segue un percorso noto.

La fase iniziale solitamente riguarda qualche forma di innovazione o scoperta che attira l’attenzione degli investitori. Come conseguenza, si verifica un aumento considerevole della domanda del prodotto, il quale fa rapidamente salire il suo prezzo. Questo rialzo viene solitamente accompagnato da una grande copertura mediatica e da un generale senso di euforia tra il pubblico. Attirati dalla possibilità di guadagni futuri, sempre più investitori si affrettano ad acquistare il bene.

In questo momento, si passa dalla fase di euforia alla speculazione estrema. Gli investitori non acquistano più il prodotto per il suo valore intrinseco, ma solamente nella speranza di poterlo rivendere a un prezzo più elevato in futuro. Questa fase rialzista continua finché un evento, come un risultato trimestrale deludente o un cambio nell’umore del mercato, inizia a rallentare la crescita. Successivamente, si verifica il cosiddetto panic selling: una vendita di massa che si innesca nel momento in cui gli azionisti si rendono conto che il mercato potrebbe crollare. Come una profezia che si autoavvera, questa ondata di vendite porta rapidamente al crollo dei titoli. A questo punto, la bolla è scoppiata.

Nel corso della storia, abbiamo assistito a diversi episodi di bolle finanziarie. Il primo caso documentato risale all’Olanda del 1637, quando i bulbi di tulipano importati dalle colonie raggiunsero livelli straordinariamente alti prima di crollare improvvisamente. Più recentemente, alla fine degli anni Novanta si formò una bolla speculativa legata alla scoperta di nuove tecnologie quali i computer e Internet. La cosiddetta crisi delle Dot-com si verificò quando numerose aziende che si erano lanciate nel campo tecnologico pubblicarono bilanci deludenti, causando il crollo dei titoli azionari. Infine, anche settori tradizionalmente considerati sicuri sono stati attraversati da bolle speculative, come nel caso della crisi dei mutui subprime che colpì il mercato immobiliare americano nel 2008.

Il settore dell’intelligenza artificiale per certi versi sembra seguire un percorso simile. Negli ultimi due anni si è osservata una crescente euforia per questo campo, al punto che si può parlare di una vera e propria febbre per l’IA. In ambito finanziario, le aziende che stanno investendo in questo settore stanno registrando delle performance eccezionali (nonostante il recente calo delle ultime settimane). Meta (Facebook), Microsoft e Alphabet (la società che controlla Google) sono tutte impegnate nello sviluppo di chatbot, ovvero assistenti digitali basati sull’intelligenza artificiale. Nell’ultimo anno, queste società hanno visto un aumento delle loro quotazioni in borsa compreso tra il 10 e il 65%.

Estendendo l’analisi alle aziende che producono beni e servizi legati direttamente o indirettamente all’IA, i risultati sono altrettanto entusiasmanti: dalle società di semiconduttori (Broadcom, rialzo del 26% nel 2024), ai produttori di sistemi di calcolo (Super Micro Computer, +36% da inizio anno), fino alle aziende che forniscono sistemi di banche dati, i cosiddetti data centers (Amazon, +20% nell’ultimo anno). Insomma, ormai sembra quasi che basti pronunciare le parole magiche “Intelligenza Artificiale” per far schizzare alle stelle il prezzo delle azioni.

Un dato sorprendente è che la mania per l’Intelligenza artificiale sta beneficiando anche settori improbabili. È questo il caso delle isole Anguilla, un territorio britannico d’oltremare situato nel Mar dei Caraibi. Il motivo? Il dominio dell’isola, utilizzato per la registrazione dei siti web (in Italia, per esempio, terminano con .it), è proprio “.ai”. Il risultato è che tramite i proventi derivati dalla registrazione di oltre 200.000 nuovi siti web con questo dominio, le isole hanno guadagnato nel 2023 ben 32 milioni di euro, pari a circa il 10% del proprio PIL.

Tuttavia, questo entusiasmo può portare a eccessi pericolosi. Siamo arrivati a un punto in cui alcune aziende, nonostante ottimi risultati di bilancio, vedono crollare le proprie quotazioni in borsa semplicemente perché non soddisfano le aspettative degli investitori riguardo all’IA. Un esempio recente è stato quello di Dell, azienda tecnologica americana, che ha visto un calo del 18% il giorno successivo alla pubblicazione dei risultati del primo trimestre del 2024, nonostante gli utili avessero superato le previsioni degli analisti.

Come possiamo quindi capire se stiamo vivendo una situazione di crescita infondata? Per effettuare questo tipo di analisi, è importante considerare alcuni indicatori finanziari. Il più comunemente utilizzato è il rapporto tra il prezzo e utili, o P/E ratio. Questo parametro misura il rapporto tra il prezzo del titolo e gli utili di una società, riflettendo le attese del mercato sulla performance dell’azienda. Più il P/E è alto, maggiori sono le aspettative degli azionisti sulla crescita dell’impresa.

L’indicatore, pur avendo il pregio di evidenziare le società più promettenti, è anche un importante segnale del rischio poiché espone eccessi di valutazione. Qualora infatti una società non riuscisse a materializzare in termini di profitti reali le elevate speranze degli investitori, il prezzo dell’azione subirebbe un brusco calo.

Considerando l’S&P 500, indice che racchiude le principali aziende americane, il rapporto tra prezzo e utili è pari a 28,26, al di sopra della media di lungo periodo di 18. Sebbene questo numero possa apparire elevato, esso deve essere opportunamente messo a confronto con valori di altri periodi. Nel 1999, poco prima dello scoppio della bolla Dot-com, il P/E si aggirava intorno a 34; al picco della crisi finanziaria del 2008 invece, superava addirittura quota 120.

In questa analisi è emblematico il caso di Nvidia, il nome chiave nella corsa della borsa targata AI. Nonostante la consistente frenata nell’ultimo mese, il titolo negli ultimi tre anni ha avuto una cavalcata strepitosa del 300%, a fronte di una crescita contestuale degli utili pari al 500%. Ma che cosa significano esattamente questi dati? Un confronto diretto con l’episodio Dotcom mostra che, mentre al tempo i titoli correvano nella speranza di una crescita dei profitti che non si è invece materializzata, il titolo Nvidia ha una valutazione più conveniente adesso rispetto al 2021.

Un altro sintomo di un’eventuale bolla è fornito dal mercato delle fusioni e delle acquisizioni (Mergers and Acquisitions, M&A) e quello delle quotazioni in borsa (Initial Public Offering, IPO). Questo perché in un contesto così favorevole dal punto di vista finanziario come quello di una grande innovazione, le società sono incentivate a compiere operazioni di questo tipo per incrementare la propria disponibilità di capitali. Confrontando i dati attuali con quelli della grande crisi finanziaria risulta che, mentre nel 2008 erano arrivati a raggiungere dei volumi doppi rispetto alla media, ora si registrano valori solamente di poco superiori.

Possiamo quindi affermare che ci troviamo di fronte a una bolla? Al momento, l’evidenza sembrerebbe indicare di no. I prezzi delle azioni sono elevati, ma sono ancora da ritenere sotto controllo poiché sono sostenuti da solide dinamiche di mercato. Nonostante questo, è fondamentale mantenere un approccio prudente: la natura stessa di una bolla, infatti, è tale per cui spesso ci si rende conto della sua esistenza solo dopo che è scoppiata.

Francesco Nonino

Studente del corso triennale di Economia e Management. Appassionato di finanza, geopolitica e intelligenza artificiale.

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