ATU, alla scoperta del Teatro Universitario: intervista a Lorenzo Caviglia e Valentina Farinon

TRENTO. Lo vediamo in giro spesso durante l’anno, a campeggiare dentro un cartellone sulle bacheche del nostro dipartimento, nel feed di Instagram, in qualche discorso svolazzante di studenti che fanno passaparola: con il nome di ATU, prima o poi, ci si entra in contatto. Maggiormente conosciuta per lo spettacolo di fine anno al Teatro Sociale affidato alla Compagnia Teatrale Universitaria, l’associazione culturale si mette in gioco ogni anno per offrire alla comunità studentesca e alla cittadinanza trentina un’ampia gamma di eventi, laboratori ed esperienze, arrivando a contare un centinaio di persone all’anno che partecipano attivamente ai progetti proposti. Per scoprire la storia di ATU, l’ideazione delle iniziative lanciate e il processo creativo che si cela dietro alle produzioni artistiche, abbiamo intervistato la sua presidente e il suo vicepresidente, Valentina Farinon e Lorenzo Caviglia.

La storia di ATU inizia nel 2019, anno in cui Valentina e Lorenzo, insieme ad Angelica Beccari, Niccolò Pedelini e Silvia Dolzani, decidono di prendere in mano le redini dell’associazione le cui produzioni negli anni precedenti erano diminuite fino quasi ad essere abbandonate. Lorenzo racconta l’esperienza: «Quando ci siamo conosciuti a Lettere e siamo diventati amici, abbiamo subito condiviso il bisogno di avere uno spazio dove poter fare teatro. Il COVID ci ha fermato praticamente subito, ma col senno di poi è servito a elaborare le fondamenta per il lavoro degli anni successivi.»

E così infatti è stato. Quando l’università ha riaperto i suoi spazi dopo il periodo di maggiore urgenza pandemica, gli studenti si sono ritrovati in diversi momenti plenari per discutere di precisi interessi comuni che avrebbero potuto trasformarsi in eventi concreti. Captare un’esigenza, un desiderio, e adoperarsi per metterlo in pratica con intraprendenza e a volte qualche rischio è stata la chiave che ha portato alla realizzazione di progetti culturali come corsi di dizione, di scenografia e drammaturgia, cicli di cineforum e partecipazione a festival cinematografici, coinvolgendo sempre più persone nel corso degli anni.

«Abbiamo sempre cercato in questi anni di tenere attive più anime all’interno dell’associazione. Oltre alle pratiche teatrali e performative legate alla Compagnia abbiamo sempre fatto attenzione a mantenere anche una parte incentrata sul cinema, sulla scrittura creativa e in generale una serie di appuntamenti che ci hanno permesso di coinvolgere studenti e studentesse a 360 gradi, cercando anche di collaborare con altri enti che già avevano una loro storia in città.» dice Valentina, sottolineando l’importanza del lavoro svolto insieme a Il Funambolo, associazione culturale che ha l’obiettivo di promuovere artisti indipendenti, che ha poi aperto Harpo Lab, di cui ATU è partner. Ed è proprio da queste collaborazioni esterne all’università che è possibile comprendere chiaramente l’ampio progetto di ATU, ossia essere uno spazio di sperimentazione culturale aperto alla cittadinanza intera, travalicando le mura della roccaforte universitaria, che troppo spesso sembra essere un luogo dove si svolgono iniziative stimolanti ma poco connesse alle politiche cittadine di Trento.

Alla richiesta di nominare un progetto a cui si sentono particolarmente legati, Lorenzo nomina Ateneo dei Racconti, concorso letterario di scrittura creativa che permette agli studenti di raccontare frammenti della propria storia e di vederla poi performata in teatro, mentre Valentina ci parla di Festival CinemaZERO, che ha come obiettivo la proiezione di opere cinematografiche indipendenti a livello nazionale e internazionale, proponendo linguaggi sperimentali, spesso eccentrici e imprevedibili. I due eventi, il primo avviato già prima del 2019 e il secondo portato avanti come collaborazione negli anni successivi, sono esempi della varietà culturale delle proposte, obiettivo principale dell’associazione.

Ed ecco che a questo punto è necessario parlare della Compagnia Teatrale Universitaria, il cavallo di battaglia dell’associazione e il progetto dove i soci spendono più tempo ed energie. Il gruppo di attori è composto ogni anno da una trentina di studenti e studentesse, un organismo che cambia di volta in volta in sempre nuove forme, per portare sul palcoscenico linguaggi teatrali ed esperienze performative originali. Le persone che la compongono, riportando le parole di Lorenzo, sono «personalità eterogenee, che hanno in comune un po’ di follia e la passione per il teatro», e provengono da tutti gli angoli possibili dell’università, sia dal polo città che dal polo collina, c’è perfino qualcuno che prende ogni lunedì il treno da Rovereto!

Addentriamoci allora un pochino di più nella questione, andando a scoprire qual è il meccanismo ben oliato che ogni maggio porta al sold out al Teatro Sociale di Trento. Il cuore pulsante e collante del gruppo si chiama Andrea Bonfanti, regista della Compagnia dal 2022 e principale ideatore delle rappresentazioni portate in scena ogni anno. Il processo creativo parte dall’idea che il teatro è uno spazio di sperimentazione, di gioco interattivo nel quale la cosa più importante è riuscire a interpretare le pulsioni del gruppo mettendole a contatto con il testo che si vuole portare in scena, facendolo sentire proprio così da renderlo vero.

L’intervista integrale è disponibile al link: https://www.ladige.it/cultura-e-spettacoli/2025/05/10/atu-alla-scoperta-del-teatro-universitario-intervista-a-lorenzo-caviglia-e-valentina-farinon-1.4071595

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