Fumetto: un genere minore? “When Stars Are Scattered”

Ieri si è tenuta la ventesima Giornata Mondiale del Rifugiato, ricorrenza ideata dall’ONU nel 2000 e che si presenta come un’opportunità per riconoscere e valorizzare i numerosi sacrifici commessi dagli oltre 80 milioni di rifugiati nel mondo, costretti a fuggire dal proprio Paese. Questo 20 giugno, l’ACNUR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha posto l’accento sull’importanza dell’inclusione dei rifugiati come elementi di forza nella società.

Purtroppo quello dell’inclusione nella società è un destino che riguarda solo una minuscola percentuale dei rifugiati, spesso condannati a una condizione di stallo in campi profughi prima di poter ottenere un visto per costruirsi una vita migliore in Paesi dove, per di più, verranno trattati non tanto come una ricchezza, ma più come un peso di cui liberarsi il più presto possibile.

Nella graphic novel When Stars Are Scattered, frutto della collaborazione tra la fumettista Victoria Jamieson e dell’attivista nonché ex-rifugiato Omar Mohamed, il duo tratta questo tema attualissimo a partire dal racconto autobiografico di Omar, che ha trascorso l’infanzia in un campo profughi in Kenya. Il protagonista della storia è infatti un ragazzino costretto a lasciarsi alle spalle la vita nel paesino natio in Somalia e fuggire con il fratellino più piccolo Hassan. Capiamo quindi già dalle prime tavole del libro che, pur essendo solo un bambino, Omar è dovuto andare incontro a più traumi di quanti ne possiamo immaginare: la distruzione del suo villaggio, l’uccisione del padre, la fuga da casa…  L’unica cosa che lo fa andare avanti è la speranza, che si fa sempre più vana, di potersi un giorno ricongiungere con la madre. 

I due autori del libro, quindi, nella stesura di When Stars Are Scattered, hanno voluto rappresentare un aspetto inedito del tema dei rifugiati: la vita di tutti i giorni. L’esistenza a Dadaab è fatta di monotonia e attesa, specialmente per Omar, che avendo un fratello piccolo di cui occuparsi, non se la sente di lasciarlo solo e andare a frequentare le lezioni nell’affollata scuola del campo, per cui trascorre le giornate a pulire la propria tenda e a prendere l’acqua al pozzo. Un giorno però, grazie a un uomo che gli regala un quadernetto su cui annotarsi gli appunti, Omar prende coraggio e decide che, per poter garantire un futuro migliore a se stesso e a Hassan, dovrà essere “egoista” e andare a scuola. Jamieson e Mohamed ci fanno quindi riflettere sull’importanza dell’istruzione e su quanto sia fondamentale garantire questa anche (e soprattutto) a coloro che si trovano in situazioni di difficoltà, in quanto solo chi ha un’educazione potrà distinguersi tra la folla di migranti e rifugiati e, magari, vincere una borsa di studio per un paese senza guerra.

Quello del diritto all’istruzione non è però il solo insegnamento che possiamo cogliere da questa graphic novel. Attraverso gli occhi di Omar conosceremo anche il triste destino delle sue compagne di classe, spesso costrette ad abbandonare gli studi e rassegnarsi a matrimoni combinati. Le coetanee del protagonista della storia vengono infatti trattate come delle merci di scambio e la loro mano viene chiesta in cambio di allettanti quantità di denaro. Un altro interessante spunto di riflessione ci viene offerto dal fratellino piccolo del protagonista, Hassan, che è muto e soffre di terribili convulsioni. Omar è molto protettivo nei suoi confronti e tende a trattarlo come un neonato perché si concentra sulla sua disabilità e non vede il grande potenziale che ha. Solo dopo una chiacchierata con il proprio migliore amico Jeri, anche lui nato con una disabilità che gli impedisce di camminare agevolmente, Omar capirà quanto sia importante non ridurre la vita del fratello al suo mutismo. Come Omar impara a lasciare spazio al fratello per crescere, anche il lettore comprende quanto sia importante vedere l’esperienza del rifugiato come un fattore senz’altro importante, ma non totalizzante.

L’intento principale di When Stars Are Scattered è quindi senza dubbio quello di informare. Ma, oltre a leggere libri sul tema, cosa possiamo fare nel concreto per aiutare i rifugiati? In questi giorni, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, si stanno tenendo diverse conferenze per sensibilizzare e informare. Partecipare a questi eventi, riportati sul portale online dell’ACNUR, può essere un’occasione per approfondire l’argomento e cogliere la serietà del problema. Inoltre, sempre sul sito dell’ACNUR, sono riportate numerose informazioni su come sostenere la causa, ad esempio diventando donatori o supportando i volontari.

Siamo così giunti all’ultimo capitolo della rubrica sulle graphic novel, uno spazio in cui abbiamo cercato di rispondere alla domanda: “È giusto definire il fumetto un genere minore?”. Se così fosse, dovremmo definire minore il graphic journalism di Takoua Ben Mohamed, che ci ha insegnato molto sulla Cambogia e sul traffico di esseri umani; dovremmo dare meno importanza alla graphic novel Bloom, che ci ha fatto appassionare alla vita di Ari e alla sua scoperta di se e della propria sessualità; dovremmo svalutare Là dove finisce la Terra, che ci ha fornito un quadro sulla situazione politica del Cile tra gli anni ’50 e ’70. Dovremmo, infine, definire minore una graphic novel come When Stars Are Scattered, che in poche pagine riesce a farci riflettere su un tema così attuale come quello dei rifugiati e a restituire una voce a coloro a cui questa viene spesso tolta. 

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