3 buoni motivi per scrivere come ti senti: i benefici di carta e penna

Scrivere è sicuramente uno dei modi più efficaci che abbiamo per esprimerci: non solo ci permette di eternare un’emozione in una forma semplificata e accessibile, ma ci dà anche l’occasione di liberare la mente, visualizzare i nostri pensieri e mantenerli al sicuro da giudizi e commenti indelicati. Mettere nero su bianco, insomma, è particolarmente benefico: crea uno spazio protetto in cui racchiudere la parte più sincera di noi e concede la possibilità di averne accesso quando vogliamo, senza date di scadenza a minacciarne l’autenticità. Oggi, quindi, vediamo in punta di piedi tre buoni motivi per avviarci alla scrittura.

  1. Migliora le relazioni interpersonali

Lasciarsi andare con la penna è un’ottima via di mezzo tra il tenere tutto per sé e parlarne con qualcuno: crea un posto sincero e sicuro, senza giudizi e discussioni. Qualunque cosa ci passi per la mente, imparare a conoscerla in modo profondo favorisce una migliore comunicazione con chi ci circonda e, quindi, rapporti più autentici e appaganti. 

Uno dei modi migliori per farlo è lasciarsi andare in un flusso di coscienza – che è un’ottima opzione, tra l’altro, per chi sente di non essere un grande scrittore, dato che pretende spontaneità più che struttura – e vedere dove si va a parare. In alternativa, possiamo fare una specie di brainstorming delle nostre emozioni e scrivere su un grande foglio parole chiave sul nostro stato d’animo del momento senza pensarci troppo, per poi rileggerle e analizzarle a posteriori. Una volta superate la superficie della rabbia, del nervosismo e via dicendo, quindi, possiamo porci nelle mani altrui con sicurezza e onestà, consapevoli di cosa proviamo davvero e delle nostre effettive necessità. 

  1. Ti rende più sincero con te stesso

Se i rapporti con partner, amici e famiglia beneficiano senz’altro, come abbiamo detto, della nostra maggiore consapevolezza personale, lo stesso si può dire di quello con noi stessi. Il fatto di scrivere solo per sé è un garante di sincerità molto rilevante che può aiutarci ad essere onesti nelle nostre riflessioni. Quante volte ci è capitato di guardare a momenti del passato con grande nostalgia? Quanto vorrei tornare all’ultimo anno delle superiori oppure vorrei così tanto rivivere quel viaggio sono frasi che nella mente di molti saranno riecheggiate almeno una volta: ma quanto eravamo effettivamente felici in quel periodo? 

Ammesso che la risposta possa essere “Decisamente molto”, è al contempo vero che nella maggior parte delle situazioni – e in quelle di difficoltà in particolare – tendiamo ad idealizzare i nostri ricordi: cancelliamo, insomma, tutte le sfumature più oscure e creiamo un’immagine piena di colori tanto ben combinati da incantarci ogni qual volta la osserviamo. Il fascino in cui perdiamo, però, è una fantasia, ed è qui che entra in gioco la scrittura: se, infatti, ci alleniamo a scrivere come ci sentiamo con costanza e franchezza, questo loop di sguardi nostalgici può essere interrotto dalla verità inconfutabile dei pensieri che abbiamo immortalato su cartaIl primo anno di università avevo tanti amici ed ero così felice!, poi rileggi il quaderno delle tue riflessioni e ti rendi conto che avevi così tanta FOMO (Fear Of Missing Out) che ti forzavi ad uscire anche quando non stavi bene, che le tue insicurezze in certi momenti erano proprio pesanti – ma ora quei pensieri non ti tormentano più! – e via dicendo, tanto per fare un esempio. Tutto questo, sia chiaro, non rende da dimenticare quel periodo: semplicemente, lo riporta alla sua realtà, fatta di luci e ombre, e ci insegna a vivere il presente e guardare al futuro in modo realistico.

  1.  Favorisce una buona salute mentale 

L’ultimo punto su cui scegliamo di soffermarci sono i benefici confermati dal mondo della psicologia, da cui preleviamo a campione due dei casi più diffusi: attacchi di panico e disturbo post traumatico da stress.  

Molti terapeuti, in risposta ai disturbi d’ansia, suggeriscono il cosiddetto diario di bordo: il paziente quindi avrà tra le mani un blocco con pagine divise in una colonna per data, ora, luogo e situazione, un’altra per i pensieri, la successiva per i sintomi e le reazioni e via dicendo. Lo scopo di questa strategia, da mettere in atto durante l’esatto momento di panico, è quella di spostare altrove l’attenzione del soggetto evitando il successivo tentativo di controllo della situazione (che tendenzialmente è confusionario e la peggiora). 

Per quanto riguarda l’elaborazione di un avvenimento traumatico, invece, sin dalle prime analisi del sociologo americano James Pennebaker, la scrittura si è rivelata particolarmente efficace per accettare ciò che è successo e andare avanti. Si tratta, in questo caso, di una narrazione in cui chi ha vissuto l’evento lo descrive come ne fosse il regista, aggiungendo via via tutti i dettagli che sopraggiungono alla memoria. Parlarne a voce alta con qualcuno sarà un eventuale ulteriore step, ma intanto riuscire a scriverne aiuta in primo luogo a trasferire le immagini che ci tormentano dalla mente al foglio; inoltre, terminare il racconto significa riposizionare il trauma nel passato e si traduce in un vero e proprio rito di passaggio. 

Insomma, scrivere sembra essere proprio un toccasana da inserire nella nostra routine, se non quotidiana, quantomeno settimanale. Se però ancora non siete convinti, perché non vi sentite dei bravi scrittori e non l’avete mai fatto, chissà che qualche dato scientifico non possa convincervi. Un recente studio britannico dimostra infatti come non solo i benefici più intangibili e soggettivi siano notevoli, ma condivide anche percentuali inequivocabili: un’analisi costi-benefici ha mostrato un calo del 37% dei tassi di consultazione dei medici di base e una riduzione del 27% dei ricoveri ospedalieri. Tutto questo avviene perché scrivere diminuisce effettivamente i livelli di preoccupazione e stress, che sia emotivo, fisico o cognitivo. Per fare un ulteriore esempio, l’Università di Auckland ha condotto una ricerca su pazienti affetti da HIV dalla quale è emerso, in corrispondenza di un’attività costante di scrittura emozionale, un miglioramento nella risposta immunitaria (in particolare, un aumento dei linfociti CD4).

Il bello di un quaderno, volendo quindi riassumere, è che non ti giudica, che sa custodire i tuoi pensieri come nessun altro: del resto, se lasciarli andare è fondamentale, è anche vero che avere qualcuno con farlo senza preoccupazioni non è sempre scontato. Qui entrano in gioco carta e penna, due grandi strumenti per prendersi cura di sé e, come diceva lo scrittore svizzero Max Frisch, leggere in se stessi“.

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