Lo Stato italiano non è dalla tua parte

È un noioso pomeriggio autunnale. Precisamente è il 27 ottobre. Sei sull’autobus per dirigerti verso l’università. Prendi il telefono e scrolli un attimo i social, giusto per rimanere aggiornato. Lo leggi. Inizialmente nemmeno ci credi. Poi inizi, con gli occhi che corrono da sinistra verso destra nel modo più repentino possibile, e tac: “tagliola approvata con 154 sì e 131 no”. Percepisci tutte le tue aspettative e speranze frantumarsi ipso facto, come una parete dopo un’esplosione. La delusione è la prima ad arrivare, seguita dalla rabbia. Per questo motivo decidi di condividere l’ennesimo fallimento della politica italiana con qualche tuo amico tramite i social. “Drin drin.” La prima risposta che arriva è del tuo amico d’infanzia, il quale vive ancora nel piccolo paese isolato in campagna in cui anche tu sei nato. Ti risponde dicendo che non ha la minima idea del motivo della tua lamentela.

Costretto a spiegarglielo lo chiami e dopo i soliti convenevoli con tanta pazienza inizi: “Il DDL Zan è un disegno di legge che intende introdurre pene aggravate in merito alle discriminazioni e alle violenze fondate sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.  La proposta prende il nome dal suo ideatore Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico, il quale durante la primavera del 2018 presenta alla Camera la proposta di legge che, soltanto nel novembre del 2020, viene approvata da 265 deputati. Quando arriva il momento di far passare il DDL Zan in Senato, la situazione si complica perché i numeri della maggioranza sono molto più risicati. Nonostante il difficile avanzamento della legge a causa di un battagliero leghista, Andrea Ostellari, il 13 luglio 2021 il DDL Zan arriva in aula al Senato. Inizialmente, i vari interventi vertono su altri discorsi che sviano in maniera totale il focus reale della questione: essere transgender o omosessuali non può essere, in particolar modo nel 2021, motivo di discriminazione. Non la pensano così i nostri senatori Massimiliano Romeo, il quale afferma che è tutta una questione di marketing perché ‘se esiste un genere neutro è più facile vendere lo smalto agli uomini’, e il senatore Andrea Cangini che nel modo più retorico pone la domanda: ‘ora ci mettiamo a tutelare anche i ciccioni?’. È già palese, il Senato non ne vuole sapere.”

Senti uno sbuffo. È Il tuo amico che ti interrompe: “È inutile che citi politici che non conosco… qual è il punto?”

Sospirando per la sua insolenza riprendi: “Il testo del DDL Zan aveva degli elementi di disaccordo tra le forze politiche che erano già state sottolineate alla Camera; in particolare, si volevano emendare articoli che trattavano di definire il significato di ‘identità di genere’. Quindi, in realtà, sarebbe stato sufficiente un semplice miglioramento del testo. Invece, la proposta passa direttamente dalla Camera al Senato dove, come già anticipato, vince la non-discussione. Roberto Calderoli, senatore della Lega, avanza la proposta, appoggiata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e dal suo partito, di una procedura parlamentare prevista dal regolamento del Senato chiamata tagliola.”

Cerchi di attirare nuovamente la sua attenzione perché conoscendolo sai che si sarà perso in uno dei suoi tanti ‘viaggi mentali.’

“Apri bene le orecchie e tieniti forte: la tagliola è la proposta di non passare all’esame degli articoli e, di conseguenza, la sua approvazione significa bocciare il disegno di legge; così, i partiti della coalizione di centro destra hanno raggiunto il loro scopo”.

Ti interrompe subito: “Ho tutto chiaro, ma quindi ora che cambia?”

Ritorna la delusione iniziale accompagnata da un nodo stretto allo stomaco, con voce più ammaccata e tono sarcastico riprendi: “Hai ragione, che cambia? Perché stupirsi? Il nostro è un paese dove la violenza e l’omertà hanno fatto la storia. Quando ha vinto la tagliola in Senato, che dovrebbe essere il luogo del confronto e della mediazione, esso si è trasformato in un tripudio, un vero e proprio tifo da stadio; festeggiavano come se implicitamente rassicurassero tutti gli omofobi di poter tranquillamente continuare ad insultare e picchiare gente, perché si sa: se baci una persona del tuo stesso sesso in pubblico, te la sei cercata!”

Il DDL Zan avrebbe tutelato maggiormente i diritti civili delle minoranze, non avrebbe tolto niente a nessuno. I nostri senatori, portavoce dei diritti dei cittadini, festeggiano per averci negato una legge di civiltà che in Italia manca da troppo tempo.

Ti interrompe di nuovo: “Ma quindi chi ha affossato il DDL Zan al Senato?” Questa volta sei contento del suo intervento.  

L’intero Senato l’ha fatto. Il centro destra ha fatto quello che ha sempre sostenuto di fare. Il centro sinistra non aveva ben compreso che c’erano dei dissidenti all’interno dei loro stessi partiti: mancava una ventina di voti decisivi. Anche dentro Italia Viva, compatta alla Camera ma non in Senato, dove era assente anche il leader: Matteo Renzi. Quest’ultimo ha disertato il voto, siccome era stato pagato dall’uomo più potente dell’Arabia Saudita, accusato di repressione del dissenso e di omicidi internazionali, per partecipare ad una conferenza. Il leader di IV non è andato in Senato a votare a sfavore della tagliola perché era impegnato a spiegare a uno degli stati più repressivi e dittatoriali, come la cultura possa salvare il mondo. Di fronte ad un modello di stato in cui avere rapporti con una persona dello stesso sesso può essere causa di morte, ciò dovrebbe far rabbrividire un’ala parlamentare -alla quale Renzi appartiene- che nello stesso momento dibatteva per tutelare i diritti delle minoranze. Secondo me, oggi si segna una delle pagine più buie della storia dei diritti dell’uomo per l’Italia.”

Smetti di parlare aspettando un suo cenno che arriva qualche istante dopo: “Ora capisco la tua rabbia e dispiace tanto anche a me. Nel frattempo, hai letto qualche altra notizia del giorno? Sai perfettamente che non mi tengo mai aggiornato.”

Accenni un lieve sorriso e poi rispondi: “Sì certo, ho letto che negli Stati Uniti hanno rilasciato il primo passaporto non-binario.”

Prontamente afferma, con la stessa voce ammaccata che tu avevi precedentemente: “Incredibile che gran passo in avanti, al contrario dell’Italia che volta le spalle al progresso implorando il regresso. Potremmo essere in testa a tutte le classifiche e vincere tutte le sfide, ma se i cittadini italiani devono ancora lottare per dei diritti con i quali dovrebbero già nascere, abbiamo perso tutto.”

Rimani esterrefatto dalla sua ultima riflessione e affermi: “Già… Ancora oggi tanta gente subisce danni fisici e si ritrova senza un tetto perché viene cacciata fuori da casa propria, dai propri genitori e l’Italia non ne vuole parlare, come se la questione non la sfiorasse; in realtà, sta lacerando il nostro Stato come l’anima di chi ha un dissidio interiore. Quelli che chiamavamo invisibili, perché rappresentavano la minoranza, oggi sono più rumorosi di una mandria inferocita.”

Sei costretto a interrompere bruscamente la chiamata salutandolo frettolosamente perché sei appena arrivato all’università e devi entrare a lezione. Però ripensi all’ultima frase detta dal tuo amico, stranamente sei contento e poi comprendi il perché. Hai diffuso la notizia a qualcuno della tua stessa età che la sconosceva e in lui hai formato un’opinione perché parlandone insieme vi siete potuti confrontare. Ti rendi conto del ruolo fondamentale che ha la conoscenza e la riflessione a livello personale, ma ancora di più la discussione poiché attraverso la condivisione delle informazioni possedute si attiva un processo di rielaborazione delle proprie idee in cui non si deve escludere la possibilità di esporle alla critica. La storia della discussione nasce fin dai tempi di Socrate e ancora oggi viene utilizzata come strategia didattica dagli insegnanti; l’hai appena adottata tu al telefono su un autobus e non è stata usata da coloro che appartengono al Parlamento, costituto da partiti che – per definizione – sono delle associazioni formate da persone accomunate da una medesima visione e da una stessa finalità di interesse pubblico. Tuttavia, questa volta, l’interesse pubblico è stato subordinato all’interesse di partito, al pensiero conservatore e all’arretratezza.

Un Parlamento che vota a favore di una tagliola per una legge che garantisce sanzioni penali per i reati d’odio contro la comunità LBGTQ + e le persone portatrici di disabilità, rappresenta davvero il nostro paese? Il Parlamento dovrebbe rispecchiare la società. Tuttavia, non solo sta negando dei diritti a delle minoranze che dovrebbero essere tutelate secondo la legislazione italiana, ma sta anche cercando di nascondere una realtà ormai evidente e palese, la quale non può essere soppressa e affossata com’è accaduto al DDL Zan. Con la tagliola si è deciso di stare dalla parte dell’Europa dell’est, con paesi come la Polonia e l’Ungheria, i quali sono apertamente omofobi, invece di affiancarci alla Spagna o alla Gran Bretagna dove vige il pieno rispetto. Il 27 ottobre, la maggioranza dei nostri senatori ha deciso da che parte stare.

Quasi in lontananza senti: “Questo è tutto, ci vediamo la settimana prossima.” Sì, hai appena passato l’ora a riflettere sul DDL Zan. Anche questa volta dovrai chiedere gli appunti.

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