La Scienza va al pub: a Trento torna Pint of Science

Dal 19 al 21 maggio, anche Trento torna protagonista della scienza… al bancone! Si avvicina infatti la nuova edizione di Pint of Science, il festival internazionale che porta ricercatrici e ricercatori nei pub per raccontare la scienza in modo informale e accessibile.

Quest’anno, il programma trentino si fa ancora più ricco, con dodici talk distribuiti in quattro locali e temi che spaziano dall’intelligenza artificiale alla carne coltivata, dalla biofisica computazionale alla filosofia della scienza.
Noi de L’Universitario abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Elena Donini, referente di Pint of Science Trento, e Veronica Orsanigo, volontaria di Pint of Science Trento, per capire meglio cosa ci aspetta.

Partiamo dalle basi: cos’è esattamente Print of Science e qual è l’idea che lo ha fatto nascere?

Nel 2012 Michael Motskin e Praveen Paul erano due ricercatori all’Imperial College di Londra. Diedero vita ad un evento chiamato “Meet the researchers” (Incontra i ricercatori) nel quale alcuni malati di Parkinson, Alzheimer, malattia del motoneurone e sclerosi multipla potevano andare nei loro laboratori a vedere quale tipo di ricerca facessero. L’evento fu molto motivante sia per i visitatori che per i ricercatori. Pensarono che, se le persone vogliono entrare nei laboratori e incontrare i ricercatori, perché non portare i ricercatori fuori ad incontrare le persone? E così nacque Pint of Science. Nel maggio 2013 si tenne la prima edizione di Pint of Science (nel solo Regno Unito) che ha portato al grande pubblico alcuni dei più rinomati ricercatori a raccontare il loro lavoro innovativo agli amanti della scienza e della birra. 

In Italia, la manifestazione è sbarcata nel 2015 coinvolgendo per prime sei città – Genova, Trento, Siena, Roma, Pavia, Milano – addirittura più che triplicate nello spazio di pochissimi anni.Nel 2019, il festival si è svolto in contemporanea in ben 23 città italiane (Avellino-Sarno, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Ferrara, Genova, L’Aquila, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa-Lucca, Pavia, Reggio Calabria, Roma, Siena, Trento-Rovereto, Trieste e Torino) raggiungendo presenze da record e, dopo la cancellazione dell’edizione 2020, a causa della pandemia, nel 2021, per rimanere vicino al proprio pubblico, il festival è stato realizzato online con un formato molto coinvolgente. Dal 2022 il festival è tornato in presenza, e l’edizione 2025 che ci apprestiamo a vivere vede 26 città coinvolte e un numero sempre crescente di pub e di ricercatori. A livello internazionale sono 27 i Paesi coinvolte letteralmente in ogni angolo del mondo (Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Croazia, Danimarca, Ecuador, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Kenya, Laos, Messico, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Thailandia e Ungheria). 

Pint of Science celebra quest’anno dieci anni in Italia: qual è il segreto del suo successo, anche a Trento?

Pint of Science celebra quest’anno dieci anni in Italia e il suo successo, anche a Trento, può essere attribuito a diversi fattori chiave. Il festival ha saputo identificare un format innovativo e coinvolgente, portando i ricercatori fuori dai laboratori per incontrare il pubblico in contesti informali, come i pub. Questo approccio ha reso la scienza più accessibile e interessante per tutti, anche per chi non ha una formazione scientifica.

Uno degli elementi di forza è la collaborazione con istituzioni scientifiche di prestigio. In Italia, infatti, il festival è sostenuto da realtà come l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM) e la Società Italiana Embriologia Riproduzione e Ricerca (SIERR), che contribuiscono a garantire la qualità e la rilevanza dei contenuti proposti.

A Trento, il successo del festival è rafforzato dalla partecipazione attiva della comunità locale, con eventi organizzati in pub come l’Uva e Menta Cafè e Domo, nel cuore della città. Questi spazi diventano luoghi di incontro tra cittadini e ricercatori, dove si favoriscono il dialogo e la curiosità scientifica.

Il pubblico di Pint of Science è estremamente variegato, formato da persone di tutte le età e con formazioni differenti, unite dalla voglia di comprendere meglio il mondo che le circonda. Questo mix rende gli eventi vivaci, stimolanti e capaci di promuovere un confronto aperto e costruttivo.

Infine, il festival è cresciuto costantemente negli anni: dal 2015 ha coinvolto un numero sempre maggiore di città italiane, fino ad arrivare, nel 2019, a svolgersi in contemporanea in 23 città italiane e in 24 Paesi del mondo. Un successo che conferma la forza del progetto e il desiderio diffuso di avvicinarsi alla scienza in modo semplice, diretto e partecipato.

I temi affrontati spaziano dalle neuroscienze all’archeologia. Come avviene la scelta dei talk e con quale criterio si costruisce il programma?

La scelta dei talk di Pint of Science avviene attraverso un’attenta selezione, basata su criteri di qualità scientifica, attualità dei temi e capacità divulgativa. Ogni anno, i coordinatori locali costruiscono un programma equilibrato e stimolante, che tocchi discipline diverse: dalle neuroscienze all’archeologia, dalla biologia alla fisica, fino alle scienze sociali.

Il primo passo consiste nel contattare ricercatrici e ricercatori di università, enti di ricerca e istituti scientifici del territorio come la Fondazione Bruno Kessler e il MUSE, invitandoli a proporre interventi su temi legati alle loro attività. Le proposte vengono valutate non solo per il contenuto scientifico, ma anche per la loro capacità di essere comunicate in modo semplice, coinvolgente e comprensibile a un pubblico non esperto.

Un altro criterio importante è la varietà: si cerca di offrire al pubblico una panoramica ampia, con tematiche che possano interessare fasce diverse di spettatori, mantenendo sempre un linguaggio accessibile. Inoltre, i talk sono pensati per essere brevi e interattivi, in modo da favorire domande, scambi e curiosità, mantenendo vivo il dialogo tra scienza e società.

Parlare di scienza nei pub può sembrare insolito: secondo te, cosa rende così efficace questo formato e che tipo di pubblico si raggiunge davvero?

Parlare di scienza nei pub può sembrare insolito, ma è proprio questo il punto di forza del formato: l’informalità. I pub sono luoghi accoglienti, conviviali e privi della rigidità che spesso caratterizza le aule universitarie o le conferenze accademiche. In questo contesto rilassato, il pubblico si sente più libero di ascoltare, porre domande e interagire senza timore.
Questa atmosfera abbassa le barriere tra ricercatori e cittadini, creando un dialogo diretto, spontaneo e accessibile. I talk diventano veri e propri momenti di scambio, dove la scienza si racconta con un linguaggio semplice ma rigoroso, e dove la curiosità è il motore principale.
Il pubblico che si raggiunge è molto eterogeneo: studenti, lavoratori, appassionati di scienza o semplicemente persone incuriosite dal titolo di un talk. Non si tratta solo di “addetti ai lavori”, ma di un pubblico ampio, trasversale felice di scoprire qualcosa di nuovo davanti a una birra. Ed è proprio in questo incontro inatteso che risiede l’efficacia del format.

Pint of Science è un evento costruito interamente grazie al lavoro di volontari, e questo lo rende ancora più speciale. Dietro ogni serata ci sono mesi di preparazione: contatti con i relatori, scelta delle location, promozione, gestione tecnica e logistica. È un impegno concreto e spesso invisibile, ma animato da una forte passione per la divulgazione scientifica e per il desiderio di rendere la scienza parte della vita quotidiana delle persone.
Per chi lavora dietro le quinte, partecipare all’organizzazione del festival significa contribuire a qualcosa di significativo: creare occasioni in cui la ricerca esce dai laboratori e incontra la cittadinanza in modo diretto, semplice e coinvolgente. È anche un’opportunità di crescita personale, di confronto con altri volontari e ricercatori, e di sviluppo di competenze organizzative e comunicative.

Ciò che spinge ogni anno a rimettersi in gioco è proprio l’entusiasmo che si respira durante gli eventi: vedere le persone interessarsi, fare domande, stupirsi davanti a un esperimento o a una scoperta raccontata con passione, dà un senso concreto all’impegno. È la dimostrazione che la scienza può – e deve – essere condivisa, e che farlo insieme, come comunità, ha un valore enorme.

Ringraziamo Elena Donini e Veronica Orsanigo per la disponibilità e l’entusiasmo. Pint of Science è un’occasione unica per scoprire la scienza da vicino, in modo diretto e conviviale. L’appuntamento è per il 19, 20 e 21 maggio nei locali di Trento — Uva e Menta, Domo, Urban e Simposio, sempre alle 19:30.

Non serve prenotarsi, basta arrivare in tempo e lasciarsi incuriosire.
Tutte le info e il programma completo sono su  www.pintofscience.it/events/trento

Ci vediamo al pub… per brindare alla scienza!

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