Eurobarometro marzo 2025: tra consensi record e preoccupazioni concrete
In un momento storico segnato da crisi che sembrano non avere fine, l’Unione Europea da un lato corre il rischio di vedere il proprio ruolo indebolirsi, dall’altro ha l’opportunità di rispondere alle sfide attuali con un progetto concreto e condiviso. In questo contesto, l’Eurobarometro di marzo 2025 emerge come uno strumento fondamentale per misurare le aspettative dei cittadini, capire l’evoluzione dell’opinione pubblica e consolidare la legittimità delle istituzioni europee. Con un campione rappresentativo di circa 27.000 intervistati provenienti dai 27 Stati membri, l’indagine promossa dalla Commissione Europea e condotta tra il 9 gennaio e il 4 febbraio raccoglie dati su temi che spaziano dall’economia alla sicurezza, dalle politiche sociali alla sostenibilità.
I dati di marzo 2025 rivelano che il tasso di approvazione per l’appartenenza all’UE ha raggiunto il 74%, il livello più alto dal 1983; ma solo il 50% degli intervistati ha un’opinione positiva delle istituzioni europee, evidenziando un divario tra risultati e comunicazione. Emergono anche segnali di un crescente bisogno di risposte concrete alle sfide quotidiane, soprattutto per quanto riguarda l’economia e la sicurezza. L’inflazione e l’aumento dei prezzi sono le principali preoccupazioni per i cittadini italiani e europei (43% in entrambi i casi). Segue, a livello europeo, la lotta alla povertà ed esclusione sociale, mentre la questione migratoria sembra aver perso centralità. Infatti, solo il 13% degli italiani e il 22% degli europei intervistati considera l’immigrazione tra le priorità dell’Unione. Sul piano delle azioni strategiche, per il 36% dei cittadini europei (31% per quelli italiani) l’UE dovrebbe concentrarsi su difesa e sicurezza, seguita da competitività, economia e industria (32% in Ue, 34% in Italia) per rafforzare la propria posizione.
Mentre in Italia inflazione, aumento dei prezzi e costo della vita sono percepiti come priorità assoluta, nei Paesi dell’Est e del Nord Europa, la sicurezza e la difesa comune acquisiscono maggiore rilevanza. Questa diversità di priorità non indebolisce l’Unione, ma ne evidenzia la complessità e dimostra che non esiste un’unica agenda europea, bensì una costellazione di percezioni locali che l’UE è chiamata a conciliare, trovando un equilibrio tra coerenza interna e risposte su misura. I cittadini concordano ampiamente (89% degli intervistati) sul fatto che per far fronte a queste sfide globali, gli Stati membri dovrebbero essere più uniti e che l’Unione Europea abbia bisogno di maggiori mezzi per affrontare le crisi future (76%). Il messaggio sembra essere giunto a destinazione, come dimostrato dalle dichiarazioni della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola subito dopo la pubblicazione dell’indagine: “Due terzi degli europei vogliono che l’Ue giochi un ruolo maggiore nella loro protezione. È un appello chiaro all’azione, al quale risponderemo”.
In tale contesto, l’Eurobarometro può assumere un ruolo politico rilevante se interpretato come parte integrante del processo decisionale. Le istituzioni europee, oltre a pubblicare i dati raccolti, dovrebbero impegnarsi a rendere visibile come le opinioni espresse influenzino le decisioni adottate. Dietro a questa richiesta di maggiore trasparenza e accountability emerge un problema più profondo e strutturale: quello della legittimità democratica dell’UE. È uno dei temi più dibattuti nella storia dell’integrazione europea, e rappresenta anche uno degli argomenti principali utilizzati dai partiti euroscettici per mettere in discussione l’intero progetto comunitario. Infatti, nonostante esista un Parlamento europeo eletto a suffragio universale, gran parte del processo decisionale dell’UE è nelle mani di organi non direttamente eletti dai cittadini. Il Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione sono composti da persone nominate dai governi nazionali e non direttamente dal popolo, a testimone che le scelte strategiche dell’Unione si fanno in spazi non pienamente controllabili dagli elettori. A questi organi si aggiunge l’apparato burocratico dell’UE, anch’esso non eletto dal popolo e per questo motivo spesso percepito come distante e tecnocratico.
Così si crea una sensazione di distanza tra i decisori europei e i cittadini e si alimenta la narrativa secondo cui l’Unione imporrebbe regolamenti, decisioni economiche e strategie geopolitiche senza mai doversi confrontare con il dissenso popolare. Questa dinamica alimenta una percezione di disconnessione tra le scelte politiche europee e le esigenze della popolazione, al punto che alcuni ritengono che l’UE, per quanto democratica, manchi di quella legittimità che deriva dal confronto diretto con gli elettori.
Strumenti come l’Eurobarometro possono giocare un ruolo cruciale nel ricollegare i cittadini alle istituzioni, a patto che non rimangano un semplice esercizio di comunicazione. Tra consenso record per l’UE e preoccupazioni economiche pervasive, emergono richieste chiare di politiche anti-inflazione, di difesa comune e di un’azione unitaria per rispondere alle crisi globali. Per una risposta credibile, l’UE deve usare i dati non come fine ma come punto di partenza: mostrare il nesso tra sondaggi e politiche attraverso strumenti concreti, accelerare le riforme procedurali e ancorare le azioni ai valori fondanti di pace, democrazia e diritti umani.