Una misteriosa sparizione a Trento ~ settima parte

Ti mancano le prime sei parti? Recuperale qui!
PARTE 1
PARTE 2
PARTE 3
PARTE 4
PARTE 5
PARTE 6


E ora… Penultima parte della storia! Restate sintonizzati tra due settimane per la conclusione!

Parte 7:

“Dove si trova Mattia?” chiese Lawlet, “Abbiamo le prove che sei stata tu e sei anche l’ultima persona che lo ha visto, capisci in che situazione ti trovi?”
Sofia sorrise divertita e annuì: “Lo so perfettamente, ma credo che ci sia stato un profondo malinteso tra di noi.”
“Mi pare che le prove parlino abbastanza chiaro” ribatté Lawlet.
“E, tuttavia, vi posso garantire che non sono stata io.”
“Perché crederti quando abbiamo la dimostrazione che stai mentendo?” chiese Mika.
“Perché anche le prove possono mentire… tutti mentiamo.”
“Se così fosse… Stefano, dicendo che non sei colpevole, voleva dire che lo eri, per cui è come se avesse testimoniato che fossi tu, almeno stando a questa tua teoria che, non dichiarandoti responsabile, rafforzi.”
“Se così fosse… avendo io detto che tutti mentiamo, le mie affermazioni sarebbero false, per cui il fatto che io abbia detto che Stefano è un bugiardo significherebbe che lui in realtà diceva la verità e che, pertanto, la colpevole non sono io, ma questo andrebbe in contrasto con quanto ho detto sul fatto di non essere colpevole e, tuttavia, essendo io una bugiarda, significherebbe che lo sono, quindi le informazioni si contraddicono seguendo la mia logica, pertanto in ogni caso la mia teoria dimostrerebbe solo ed esclusivamente la relatività di un simile concetto.”
“D’accordo, ma questo è il paradosso del mentitore di Epimenide e non c’entra nulla” ribatté Mika.
“Invece c’entra eccome, perché la verità è una cosa fragile, per questo è nostro dovere tenerla al sicuro, proteggerla.”
“Non sono d’accordo… la verità è abbastanza forte da sé, non ha bisogno di essere tenuta segreta, è soltanto una scusa che stai utilizzando per nascondere le tue bugie” insistette Lawlet.
“Allora perché le persone mentono?”
“Perché non sono coraggiose abbastanza da affrontare la realtà.”
“Oppure perché vogliono tenerla per se stessi, magari anche solo per non ferire un’altra persona… la verità è debole, gracile, ma se non ci fosse non ci sarebbe alcuna organizzazione sociale, quindi la forziamo nelle nostre bugie, fingendo che tutto sia bello e ordinato, ma è soltanto l’ennesima menzogna, quella di una grande e forte immeritata verità.”
“Può anche essere vero che ci sono più ragioni a mentire, ma non per questo il vero deve essere nascosto come uno scheletro nell’armadio, perché la sua forza sta proprio nel venire condiviso: è soltanto sapendolo che possiamo davvero venire a contatto con l’altra persona, conoscerne i pensieri, le paure, le gioie ed, eventualmente, porvi rimedio; poi, proprio in quel momento, quando lo comprendi, capisci anche che è la menzogna ad essere fragile perché crolla su se stessa di fronte alle evidenze.”
“Decisamente è una visione interessate, ma non concordo affatto.”

“Indipendentemente da questo…. Dove si trova ora Mattia?” chiese Lawlet perentorio.
A rispondergli ci fu la suoneria del telefono di Mika, che prese il cellulare e, visto lo schermo, disse: “È Emma, la coinquilina di Mattia”, poi rispose, annuì un paio di volte – pur senza nascondere un certo stupore – e chiese se potesse metterla in vivavoce. La ragazza accettò e Mika, guardando Lawlet fare un cenno di assenso, mise in mezzo il telefono: “Comunque ti stavo dicendo… Mi avevi detto di tenerti aggiornata, per cui ho pensato di chiamarti subito appena è successo: Mattia è appena tornato a casa sano e salvo! Mi ha detto che sostanzialmente era dovuto tornare di corsa a casa, perché i suoi genitori avevano bisogno di lui per un malore della nonna, ma quando stava per partire il telefono gli è caduto e si è rotto, per cui è stato costretto a comprare un nuovo cellulare – che era anche ora -, ma non ricordando alcun numero non ha potuto contattare nessuno…” spiegò Emma.
“Ehi, aspetta” disse una voce maschile al telefono, quella di Mattia, “Però non gli hai detto tutta la storia!”
“E va bene, è anche colpa mia… in effetti il mio numero lo aveva anche recuperato e mi aveva contattato, ma non ho mai risposto perché pensavo fosse uno spam o qualcosa del genere… che stupida!”
“Ma non poteva contattare almeno l’università?” chiese Mika un po’ seccata da tutta quella storia che si stava rivelando ai limiti del surrealismo.
“Forse questa è anche colpa mia… a casa dei miei genitori non c’è linea, per cui di solito, prima di partire, mando un messaggio ad Emma… Tuttavia questa volta, dopo aver salutato Sofia, ho risposto al telefono e, dal momento che era una cosa molto urgente, sono accorso per prendere il biglietto, ma mentre ero in stazione qualcuno mi ha urtato e il cellulare si è rotto, per cui non ho potuto farlo… Onestamente non pensavo che sarebbe saltato fuori un caso del genere, mi dispiace avervi arrecato tutto questo disturbo” replicò Mattia.
“Quindi ci vuoi dire che tutto questo è successo soltanto perché sei tornato a casa? Ma come puoi pensare di lasciare tutti i tuoi averi qui a Trento e partire senza avvisare nessuno?” sbraitò Mika.
“Sapevo che erano al sicuro e, onestamente, all’inizio doveva essere una cosa breve, ma poi… ci sono state delle complicazioni e non sono potuto tornare tanto presto” rispose dispiaciuto, “Emma, Stefano e tutti gli altri non c’erano nulla.”
“Ci sono ancora molte cose che non tornano comunque… se è vero che da te non c’è linea, come hanno potuto i tuoi genitori chiamare per comunicarti di venire subito e, normalmente, come riuscite a tenervi in contatto?”
“Ecco… riguardo a questo… Noi di solito non ci teniamo in contatto” rispose.
“Che cosa vorresti dire?”
“A questo rispondo io” disse Sofia, “Da quando ci siamo messi insieme, i suoi genitori hanno deciso di tagliare ogni tipo di rapporto con noi, per cui anche chiudere ogni via di comunicazione con il resto del mondo, come se fossimo morti… Onestamente non mi aspettavo che lo chiamassero, ma d’altronde sua nonna è l’unica con cui ha mantenuto un buon legame.”
“Ormai era… Comunque sia, è andata così” rispose, “Fortunatamente, sono riuscita a vederla per un’ultima volta.”
“E tu questo lo sapevi?” chiese Mika a Sofia.
“No, non sapevo la ragione per cui fosse sparito, però…”
“Non credevi nemmeno che ci fosse stato un rapimento, volevi solo mettere confusione nelle nostre indagini” concluse Lawlet.
“Esattamente” sorrise Sofia, “Mentre se fosse stato qualcosa di serio, ci sareste stati comunque voi ad indagare.”
“Allora come si spiegano quelle impronte sul biglietto e sulla penna?”.
“Questo ve lo posso spiegare io…” disse Mattia, “Il biglietto è stato scritto da Sofia, è vero, ma solo perché io avevo frainteso una cosa e l’avevo detto ai miei genitori… in realtà stavo sbagliando ed è stata questa una delle cause che ci ha portato a lasciarci diversi mesi fa; invece, per quanto riguarda la penna, è un regalo combinato che abbiamo soltanto noi due, quando la scorsa estate siamo andati in vacanza nel mio paese.”
“Capisco… E sei più riuscito a ritrovare la tua?” chiese Lawlet.
“Come? Ah sì, certo, l’ho ritrovata, ce l’ho con me ora.”
“Capisco…” rispose Lawlet.

“Bene, dal momento che tutto è risolto, direi che posso andare, non credete? Sono molto sollevata che non sia successo nulla, ma avrei altro di cui occuparmi, per cui… è stato un piacere conoscervi agenti” disse Sofia, facendo un cenno di saluto e “Grazie per le vostre indagini” concluse sorridendo.
“Ma certo… Mika riusciresti ad accompagnarli fuori per favore?” chiese Lawlet.
Mika annuì e fece quanto le era stato richiesto, eppure c’era qualcosa che non andava e di questo se ne accorse anche lei: di solito, quando risolvevano un caso, l’aria si faceva meno tesa ed erano tutti molto rilassati, mentre questa volta… Qualcosa non andava.

Anna Martinato

"I Wandered Lonely as a Cloud"

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